Vendere Barolo e Barbaresco quando sono ancora in affinamento e a prezzi migliori. Questi sono in sintesi gli obiettivi che vedrà impegnato il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani nel futuro prossimo. Progetti che Matteo Ascheri, che del consorzio è presidente, ha raccontato a Pambianco Wine&Food a margine della presentazione di Barolo en Primeur, asta solidale e internazionale che sarà battuta da Christie’s il prossimo 28 ottobre in contemporanea tra il Castello di Grinzane Cavour e New York.
All’incanto, organizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo in collaborazione con la Fondazione Crc Donare e con il supporto dello stesso consorzio, andranno 1.200 bottiglie offerte da 75 produttori e, soprattutto, quindici barrique di Barolo vendemmia 2021. L’obiettivo dichiarato è quello di superare i 660mila euro raccolti l’anno scorso. Quello più progettuale, invece, è portare nelle langhe quell’usanza tutta francese di poter acquistare i vini pregiati già durante il periodo di affinamento.
Dunque Barolo En primeur che ambizioni ha?
Diciamo che è l’inizio di un qualcosa di più grande. Nelle nostre intenzioni, a partire dall’asta dell’anno prossimo, vorremmo presentare in nostri vini en primeur anche in degustazione.
Che tempi vi siete dati per una progettualità più completa?
Ora lavoriamo per far crescere l’asta poi cercheremo di presentare in modo più organico i vini en primeur a un anno dalla vendemmia.
E i produttori cosa dicono?
Partiamo con la consapevolezza che 75 di loro hanno partecipato all’asta. Poi noi, come consorzio, abbiamo l’obbligo di presentare delle proposte che andranno valutate. Crediamo che questa possa essere una visione importante in grado di trovare l’appoggio necessario. Sarebbe un passo enorme per la denominazione.
Tornando all’oggi, com’è andato il 2022?
I primi sette mesi sono stati molto positivi, in linea con un 2021 da record che aveva registrato un +20% sul valore in quasi tutte le denominazioni. Poi sono arrivate le conseguenze della guerra. L’unico aspetto positivo in questo momento è il rafforzamento del dollaro. Oltre a una vendemmia positivamente inaspettata, considerate le premesse climatiche.
Per il 2023?
È difficile fare previsioni. Dipende sempre da cosa succederà in Russia. Noi possiamo solo confidare in due annate, la 2019 per il Barolo e la 2020 per il Barbaresco, dalle quali ci aspettiamo molto.
L’Oms ha dichiarato guerra all’alcol, qual è la vostra posizione?
Non siamo preoccupati. Certo il consumo eccessivo di alcol è un problema mondiale e va affrontato, però non dobbiamo dimenticare che in Italia il consumo pro-capite è passato dai 155 litri all’anno agli attuali 30. A questo aggiungiamo che i vini del consorzio rappresentano un po’ l’apice della qualità, che si consuma in modo diverso. Semmai il problema è su altri tipi di prodotti.
Un’altra sfida è il nodo dei prezzi nella grande distribuzione…
Purtroppo qui non possiamo fare molto, se non il contingentare la produzione e cercare di convincere i produttori che il futuro va da un’altra parte. E non sto parlando di aziende virtuose, cioè quelle che hanno una filiera completa, ma di chi vende il vino agli imbottigliatori a un prezzo troppo basso.