Tra i vini più rappresentativi di San Felice, il Vigorello Toscana Igt compie 50 anni. Un traguardo che la realtà basata nel cuore del Chianti Classico, e in orbita al gruppo Allianz, festeggia con l’uscita dell’annata 2018. “Vigorello rappresenta uno dei vini di punta di San Felice per la sua storia e per la particolarità del suo blend”, racconta a Pambianco Wine&Food Leonardo Bellaccini, enologo dell’azienda che conta tre tenute e 685 ettari totali, di cui 188 a vigneto tra le denominazioni Chianti Classico Docg (149 ettari), Montalcino Docg (23 ettari), Bolgheri Doc (15 ettari). San Felice comprende anche un borgo con una struttura alberghiera che, dal 1992, è l’unico Relais & Châteaux del Chianti Classico.
Dalla nascita, datata 1968 grazie a un’intuizione dello storico direttore tecnico Enzo Morganti, a oggi, questo vino ha compiuto un lungo percorso evolutivo che, dal Sangiovese e Cabernet Sauvignon lo ha portato, dopo diversi passaggi, a un blend di Merlot, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot e Pugnitello nel 2011. Quest’ultimo è un vitigno autoctono riscoperto attraverso gli studi nel Vitiarium di San Felice.
Il Vigorello, che rientra nella linea premium di San Felice, rappresenta quindi la massima espressione della cantina. Detto ciò, “insieme a tutti i nostri vini premium, come ad esempio il Poggio Rosso Gran Selezione, le riserve di Brunello o Il Bolgheri Superiore, deve sempre più trovare nel mercato il posizionamento in grado di premiare pienamente il suo valore”.
L’azienda realizza mediamente 40mila bottiglie l’anno di Vigorello su un totale di 1,3 milioni. Il 15% circa della sua produzione è allocata nel mercato italiano, mentre la restante quota è destinata all’estero e in particolare a Stati Uniti, Canada e Corea del Sud, “dove Vigorello è particolarmente apprezzato”.
E le prossime 50 vendemmie? “Saranno caratterizzate, come le precedenti, da un forte rispetto per il territorio – spiega l’enologo – interpretando al meglio le interazioni tra terroir, vitigno e clima, restando fedeli alla filosofia San Felice”.
Certamente, tra le sfide che questo vino, così come l’intero sistema vinicolo mondiale, deve e dovrà affrontare c’è proprio quella del cambiamento climatico. Questo “ha avuto un effetto importante su tutte le produzioni vitivinicole: alcuni di questi cambiamenti sono stati positivi, altri creano notevoli difficoltà”, specifica Bellaccini. In particolare, “in vigna si sono ridotti i problemi fitosanitari e quasi sempre si raggiungono ottime maturazioni. Lo stile dei vini è mediamente cambiato: si producono vini con maggior struttura e concentrazione, con un frutto più maturo”. Di contro, “talvolta le gradazioni risultano eccessive e le acidità molto basse, caratteri che cambiano sostanzialmente il gusto del vino. I vitigni precoci e a bacca piccola ne risentono di più, in particolar modo nelle annate più siccitose”. In media, inoltre, “le produzioni a ettaro si sono molto ridotte, con una riduzione di un kg di uva a pianta”, conclude Bellaccini.