Dopo aver messo a dimora 150mila alberi di olivo ed essersi dedicato alla produzione di oli extravergine monovarietali e blend, Palazzo di Varignana debutta nel mondo del vino. Viene così svelato il progetto avviato nel 2017 sotto la guida dell’enologo Giovanni Sordi con la messa a dimora dei primi vitigni tra le colline emiliane.
Ad oggi si contano 50 ettari vitati, per una prima produzione di quattro varietà di vini: Chardonnay Igt Rubicone, Villa Amagioia Spumante Metodo Classico Brut, Pinot Nero Igt Rubicone e Sangiovese Superiore Romagna Doc, questi ultimi senza solfiti aggiunti, seguendo la costante tensione verso la naturalezza che caratterizza l’intera filosofia di approccio alla terra del resort*.
Fiore all’occhiello del progetto enologico è la realizzazione di una nuova cantina semi ipogea, che si avvale di vasche in cemento per la vinificazione dei vini fermi, mentre per l’elaborazione delle basi spumante è stato scelto di utilizzare vasche di acciaio inox. La barricaia è mantenuta a una temperatura costante di 14°C e, sotto le sue volte in mattoni rossi, ospita le botti in legno di rovere francese per l’affinamento di rossi più strutturati. Non solo produzione e attesa per la maturazione dei vini, ma anche luogo dove conoscere e condividere.
Nato dalla volontà di Carlo Gherardi di costruire un rapporto di armonia tra territorio, agricoltura, servizi di ospitalità e benessere per la persona, Palazzo di Varignana si appresta infatti a definire il proprio approccio al mondo del vino, con un corollario di esperienze attorno alla cantina, pensate per alimentare il rapporto tra vino e contesto naturale.
*Notizia modificata l’8 giugno 2022 alle ore 16.15.