I dati di vendita del vino in gdo nei primi tre mesi del 2022 sono tutti negativi, anche più di quello che probabilmente si pensava. Ma non è solo questo che in realtà preoccupa l’industria del vino e la distribuzione moderna. All’orizzonte, infatti, c’è il temuto e ormai inevitabile aumento dei prezzi a scaffale. Si tratta solo di capire quando succederà (poco dopo la Pasqua?) e soprattutto di che entità sarà.
È stato questo uno dei temi più discussi durante la 18° edizione della tavola rotonda sul mercato del vino nella distruzione moderna che si è tenuta, come di consueto, al Vinitaly di Verona, moderata dal giornalista Luigi Rubinelli, con la partecipazione di Francesco Scarcelli, Responsabile vini e bevande di Coop Italia, Gianmaria Polti, Responsabile liquidi di Carrefour Italia, Mirko Baggio, rappresentante di Federvini e Responsabile Vendite gdo Italia di Villa Sandi, e Benedetto Marescotti, Responsabile Ufficio Marketing di Caviro.
Se tra i padiglioni della fiera il clima era certamente sereno e frizzante, complice la voglia di ripartenza presente un po’ in tutti gli stand, quello che invece a breve caratterizzerà le corsie dei vini nei supermercati minaccia rovesci, freddo e pioggia insistente.
UN 2021 A DOPPIA FACCIA PER VINI E BOLLICINE
I dati del 2021, commentati e illustrati da Virgilio Romano, Business Insight Director di IRI, mostrano un anno dove la controcifra rispetto al 2020 ha pesato in parte sul vino (-2,2% a volume, +2,1% a valore) e per nulla sulle bollicine, che hanno chiuso un anno da record come mai si era visto in passato (+20,5% a valore, +18,1% a volume), con un giro di affari complessivo pari a poco meno di 3 miliardi di euro. Scendendo nel dettaglio dei dati forniti da IRI emergono spunti che delineano uno scenario che ora, in prospettiva 2022, rischia di venire, se non stravolto, certamente rivoluzionato.
L’anno scorso, infatti, sono tornati a crescere a doppia cifra, sia a valore che a volume, i vini di fascia premium, sopra i 10 euro, e sono aumentate anche le referenze complessive presenti sia nelle grandi superfici che nelle piccole, con una media intorno ai 500 per le prime e 250 tra le seconde. Ma se ci spostiamo negli ipermercati saliamo anche a 800-1.000 referenze. È evidente che negli gli ultimi due anni moltissime cantine che avevano snobbato questo canale, complice la chiusura dell’horeca, sono andate a bussare alla porta dei buyer della gdo che li hanno accolti sostanzialmente a braccia aperte. Ma ora?
L’ATTESO RIMBALZO NEGATIVO DI INIZIO 2022
Il 2022 si è aperto con il segno meno a dominare la scena. Nelle prime 11 settimane il confronto con lo stesso periodo del 2021 non lascia spazio a molti fraintendimenti, con perdite sia per il vino che per le bollicine intorno al 10% per cento. Colpa dei prezzi più alti? No. Della guerra? Neanche. Normale riallineamento rispetto ad un anno anomalo come il 2021, che era iniziato alla grande. Il primo dato che deve far suonare un campanello di allarme è invece da ricercare nell’andamento per canale, all’interno del quale emerge come i discount siano i soli a difendersi meglio in questo momento. Perdono solo il 4% nel vino, contro percentuali quasi a doppia cifra per tutti gli altri canali, e addirittura crescono del 2,5% con le bollicine. Che i discount stiano vivendo stagioni di grande dinamismo è un dato di fatto. Non a caso anche le aperture di nuovi punti vendita proseguono a ritmi quasi forsennati. Ma se reggono ora il contraccolpo con prezzi che non sono ancora aumentati, rischiano di essere gli unici a sopravvivere quando questo succederà.
PREZZI, LA GRANDE INCOGNITA
Gli indici di prezzo in aumento di alcune categorie merceologiche alimentari come pasta, olio e caffé sono presenti già da qualche mese a causa dei noti problemi inflativi, ma con la guerra in Ucraina lo scenario è ulteriormente peggiorato. Come sottolineato a più riprese durante la tavola rotonda, il largo consumo confezionato, a partire dal vino, ha rimandato il grosso degli aumenti, ma ora il tempo sembra essere terminato. Se appare impossibile preparare dei secondi listini, sembra invece inevitabile, se non proprio certo, diminuire le referenze, privilegiando i fornitori che lavorano in esclusiva. Forse è anche giunto il momento di implementare i prodotti a marchio: il vino è sempre stata una Cenerentola nel mondo dei cosiddetti prodotti MDD (Marchio del Distributore), con quote stabilmente sotto il 10%, a fronte di un settore che invece nel complesso cresce, seppur lentamente, e vale circa il 20% in media in Italia, sebbene molte insegne arrivino ormai anche al 40 per cento. Le promozioni? L’industria chiede di diminuirle valorizzando maggiormente i prodotti e preservando dunque valore, sicuramente aumentato per il vino in gdo durante gli anni della pandemia. La gdo sembra invece storcere il naso, considerando che i nuovi assortimenti sono aumentati e sono stati costruiti in funzione di precise politiche promozionali e ora queste referenze devono girare. Un bel dilemma.