Certificazione bio, una nuova Gran Selezione, rivisitazione dell’immagine dei vini. Sono diverse le novità 2022 che contribuiranno all’incremento, sia in termini economici che qualitativi, dei risultati di Lamole di Lamole, azienda del Chianti Classico in orbita a Santa Margherita Gruppo Vinicolo. La tenuta, lo scorso anno, ha realizzato un fatturato consolidato di 2,39 milioni di euro (+22%) con 264.399 bottiglie vendute (+12,1 per cento). “Ciò che vogliamo fare è aumentare il business”, ha raccontato a Pambianco Wine&Food Beniamino Garofalo, AD di Santa Margherita Gruppo Vinicolo. “La capacità produttiva del territorio è abbastanza limitata pertanto per crescere non punteremo sull’aumento volumetrico ma valoriale, quindi tramite posizionamento premium e upper premium”.
Attualmente, circa il 65% del fatturato dell’azienda viene generato dall’estero, con particolare focus su Nord America (dove tra l’altro il gruppo Santa Margherita conta una filiale), Emea e Asia Pacific, e il restante dall’Italia. Nel mercato domestico “c’è la volontà di crescere – prosegue Garofalo – perché c’è ancora del potenziale soprattutto al nord, nell’area Nielsen 1. Dobbiamo sfruttare le sinergie del gruppo per portare questo territorio anche al di là dei confini regionali. L’importante è che Lamole di Lamole abbia una presenza significativa nei territori dove è presente”.
Come anticipato, tra le novità c’è l’inserimento in etichetta del contrassegno della certificazione biologica rilasciata dal Mipaaf. Il percorso per la riconversione a biologico dei terreni, che ha riguardato i 40 ettari di vigneto della tenuta, è stato avviato nel 2005 e ha comportato delle azioni andate oltre le necessarie linee guida ministeriali: l’azienda ha infatti avviato un progetto di ricostruzione degli antichi terrazzamenti, di ripristino delle tecniche tradizionali di lavorazione del suolo e di difesa della biodiversità dell’intera area. Lamole di Lamole ha inoltre iniziato una progressiva sostituzione dei prodotti di sintesi con compost organico (derivante dalle potature e dei raspi della vendemmia) e induttori di resistenza naturali quali propoli, alghe, aloe e olio di arancio. Tutta la linea che si affaccia ora sul mercato è quindi ufficialmente certificata biologica e contrassegnata con il marchio nel retro etichetta.
La seconda novità riguarda il lancio del Chianti Classico Gran Selezione Docg “Vigna Grospoli” dell’annata 2018 che si affianca alla storica Gran Selezione “Vigneto di Campolungo”. Questa novità, unitamente alla certificazione biologica, conclude “un primo ciclo di grande lavoro in questo angolo meraviglioso di Toscana”, come specifica il presidente del gruppo Gaetano Marzotto.
Si aggiunge poi la rivisitazione dell’immagine dei vini, dal cantaglorie al naming, volta “al rafforzamento complessivo dell’identità della tenuta”. La gamma si è quindi arricchita di nomi evocativi a richiamare le condizioni pedoclimatiche caratteristiche: per esempio, “Duelame” Chianti Classico Docg si ispira agli estremi d’altitudine (da 420 a 655 m s.l.m.) dei vigneti arroccati sulle ‘lame’, i caratteristici gradoni stratificati di origine eocenica.
Per il futuro, inoltre, Lamole di Lamole punta a incrementare i propri progetti in campo di ospitalità che, attualmente, comprendono visite e degustazioni. “Dobbiamo accrescere l’esperienza del nostro territorio e questo passa anche dall’ospitalità che non si esprime solo tramite il wine tasting in cantina, ma si allarga e comprende anche tutto il territorio di riferimento che è un plus sia per noi sia per il sistema vino in generale”. In questo senso, il territorio “va curato così che sia in linea con ciò che vogliamo trasmettere”. Inoltre, per aumentare l’incoming “bisogna avere strutture adeguate. Noi non facciamo gli albergatori ma crediamo che si possa sviluppare il brand anche tramite l’enoturismo che è un asset che vogliamo sviluppare”.