Non si arresta la corsa al poké. Anzi, con l’estate che incalza, il tipico cibo hawaino diventa un piatto ancora più ambito, tanto per la pancia quanto per il business. L’ultima operazione riguarda Poke House che continua a fare shopping all’estero annunciando l’ingresso nel capitale di Poké Perfect, “il più grande brand di poké” in Olanda, come spiega l’azienda. Questo investimento si aggiunge all’acquisizione del 100% di Ahi Poke (catena di pokerie londinese) per entrare nel mercato del Regno Unito, e dell’omonima Poke House portoghese, con sede a Lisbona, per le stesse opportunità di espansione internazionale.
L’ultima operazione rientra nella strategia di espansione dell’azienda fondata da Matteo Pichi e Vittoria Zanetti che, dopo le 50 aperture tra Italia, Portogallo, Spagna, Regno Unito e Francia, adesso si appresta a conquistare anche il mercato olandese, con la prospettiva di raggiungere nel 2021 un fatturato atteso superiore ai 40 milioni di euro.
Infatti, Poké Perfect, che ha lanciato la sua prima insegna nel 2016 e a oggi conta 11 locali, cui se ne aggiungono altri tre di imminente apertura, conta, con l’investimento di Poke House, “di accelerare i nostri piani di espansione con l’apertura di 25 nuove sedi Poké Perfect in tutto il Benelux nei prossimi 3 anni”, hanno dichiarato i co-founder Gerrit Jan e Quinta Witzel.
Solo negli scorsi mesi, Poke House ha incassato un round di serie B da 20 milioni di euro guidato da Eulero Capital, con il sostegno di Fg2 Capital e il reinvestimento di Milano Investment Partners (Mip). Si tratta del secondo round in due anni per Poke House, dopo quello da 5 milioni di euro chiuso nel giugno del 2020. Quel round era stato guidato proprio da Mip che, insieme ad altri investitori, aveva acquisito così il 25% della società.
L’investimento rappresenta l’ennesima cartina di tornasole per il mercato delle ‘bowl’, che nel 2020 ha raggiunto 1,74 miliardi di dollari (circa 1,48 miliardi di euro) di volume d’affari a livello mondiale e punta ai 2,9 miliardi nel 2024. Un risultato che in Italia, rispettivamente, si misura in 86 e 143 milioni.