L’alimentare italiano corre verso la ripresa. Dopo un 2020 chiuso in contrazione dell’1%, a fronte di un -8,9% dell’economia italiana, l’industria del food torna a crescere, e il 2021 e 2022 si prospettano in ripresa, con una crescita prevista di poco inferiore al 6% annuo e un ros (return on sale) del 6,8 per cento. Si tratta di un tasso superiore alla previsione di crescita del Pil italiano (4,5/5 per cento). E la ripresa riguarderà anche l’export che, nel biennio, si prevede in aumento mediamente del 3 per cento. A riportare i dati è il Food Industry Monitor realizzato dall’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo e Ceresio Investors, che fa capo a Banca del Ceresio .
Per capire l’incidenza dell’industria agroalimentare per l’Italia basti pensare che il Belpaese è il secondo in Europa per importanza del settore agroalimentare sul Pil (3,8%), valore che viene preceduto solo dalla Spagna (4,0%) e più alto di quello che si registra in Francia (3,0%) e Germania (2,1%). Facendo un raffronto con le altre eccellenze italiane, nel 2020, il settore agroalimentare si è confermato al 1° posto tra le ‘4A’ del Made in Italy, e quindi 1,9 volte l’automazione, 2,8 volte l’arredamento e 3,2 volte l’abbigliamento.
Nello specifico, “cresceranno di più i comparti delle farine e del packaging, e quest’ultimo in particolare beneficerà della spinta del redesign sostenibile”, come riporta la nota. I settori del caffè e del vino saranno interessati da “crescite importanti, trainate dalla forte ripresa del segmento Horeca”. Inoltre, “molto bene anche le previsioni per il comparto del food equipment, trainato dai nuovi investimenti stimolati dal piano di recovery”.