Dopo oltre 10 anni di crescita (+101% a valore tra il 2010 e il 2019), le vendite oltre frontiera delle acque minerali italiane hanno subito una battuta d’arresto dell’11% nell’anno della pandemia. A rivelarlo è il Mineral Water Monitor, l’osservatorio di Nomisma dedicato al mercato delle acque minerali che evidenza come la performance nostrana, nonostante la pesante frenata, sia stata comunque migliore rispetto a quella del competitor diretto, ovvero la Francia che ha infatti perso il 15 per cento. Un risultato che viene ulteriormente rimarcato dal fatto che il prezzo medio all’export italiano è di 0,36 euro al litro contro i 0,26 euro dei francesi.
Tra i principali mercati di riferimento si contano gli Stati Uniti, dove l’Italia detiene una quota del 41 per cento, in primis grazie all’export di acqua minerale frizzante (89% dell’export totale italiano a valore).
Considerando il mercato interno, i dati NielsenIQ, partner di Nomisma nell’osservatorio, hanno evidenziato come il 2020 si sia chiuso con una sostanziale stabilità delle vendite gdo in valore (-0,2%) a cui è corrisposto un lieve incremento sul fronte dei volumi (+1,6 per cento). Considerando le diverse tipologie, le vendite di acque gassate e lievemente gassate hanno registrato una flessione rispettivamente dell’1,3% e dell’1,5% a volume, mentre sono cresciuti gli acquisti di acque lisce (+1,8%) ed effervescenti naturali (+5 per cento) che, tra l’altro, sono l’unica categoria a realizzare un aumento anche in termini di valore (+5,6 per cento).
L’e-commerce, di contro, complice il lockdown, ha registrato un vero boom, con vendite quasi raddoppiate sia in quantità (+94,5) che in volume (+92,5 per cento). Ad oggi, pertanto, il canale online è arrivato a valere il 2% sul totale off-trade.