Per i rider del delivery si profila un futuro inquadramento da lavoratori dipendenti e assunti. La svolta, già avviata da Just Eat con le prime assunzioni, a questo punto potrebbe essere necessaria dopo l’intervento della Procura della Repubblica di Milano, a seguito dell’inchiesta aperta sull’intero territorio nazionale e che si è conclusa con una vera e propria stangata per le quattro principali società del settore (oltre a Just Eat, sono coinvolte Glovo, Uber Eats e Deliveroo): 733 milioni di multa e 90 giorni di tempo per assumere i loro 60mila rider come lavoratori parasubordinati. Se lo faranno, avranno diritto al pagamento delle ammende nella misura di un quarto.
Alla base dell’indagine c’è proprio l’inquadramento degli addetti alla consegna come lavoratori autonomi o occasionali, che è stato contestato dalla Procura. Sono scattate indagini a carico di sei persone tra amministratori delegati, legali rappresentanti o delegati per la sicurezza delle quattro società leader di settore. Inoltre, è stata aperta un’indagine fiscale su Uber Eats, filiale italiana del colosso americano già finita in amministrazione giudiziaria per caporalato sui rider, “per verificare se sia configurabile una stabile organizzazione occulta” dal punto di vista fiscale. ”È bene che sia aperta questa analisi fiscale su Uber Eats, peraltro già in corso”, ha spiegato il procuratore Francesco Greco. Il quale, intervenendo in conferenza stampa, ha affermato come in generale “I ciclo-fattorini hanno un trattamento che nega loro un futuro. Non è più il tempo di dire sono schiavi ma è il tempo di dire che sono cittadini”.
L’indagine ha preso il via nell’estate del 2019, dopo alcuni incidenti che avevano coinvolto i fattorini. “Abbiamo controllato prima i rider di Milano – ha chiarito il colonnello Antonino Bolognani, comandante del nucleo tutela lavoro del carabinieri – e poi abbiamo sentito mille rider a livello nazionale per capire se quello che avveniva a Milano in realtà accadeva anche nel resto d’Italia”.