Dopo i dati drammatici del 2020, il nuovo anno non offre motivi di consolazione per la ristorazione italiana. Lo stop di gennaio, secondo le stime di Coldiretti, è costato altri 5 miliardi di perdite, con ulteriore aggravamento delle conseguenze occupazionali e con la prospettiva di altre chiusure delle attività. Il tutto mentre la maggior parte delle regioni italiane è passata in colore giallo, con la possibilità di tenere aperto fino alle 18, ma senza l’opportunità economica offerta dalla cena, che è il turno più profittevole per la ristorazione.
Si aggrava dunque il conto dell’horeca, che secondo il report realizzato da Bain & Company, nel corso del 2020 avrebbe lasciato sul terreno il 37% degli incassi totali, per una perdita equivalente a circa 27 miliardi di euro. In particolare, durante le feste di fine anno, tra Natale e Capodanno, i mancati incassi sarebbero pari a 700 milioni ed equivarrebbero all’1% del totale annuo del comparto. La stima di Coldiretti è ancora più alta: l’associazione ipotizza, basandosi su dati Ismea, un -48% di incassi, pari a una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro, dato più basso dell’ultimo decennio nel quale la spesa fuori casa degli italiani era aumentata costantemente. E le difficoltà della ristorazione si trasferiscono sulle 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole lungo la filiera impegnate a garantire le forniture per un totale di 3,6 milioni di posti di lavoro. L’associazione rimarca in particolare lo stop and go delle ordinanze per le aperture e le limitazioni presenti, che in molti casi creano ostacoli alla programmazione delle attività spesso insufficienti a dare sostenibilità economica e a giustificare le aperture.
Tra tanti problemi, c’è anche una conferma della grande voglia degli italiani di tornare al ristorante, purché siano rispettate le misure di sicurezza e il distanziamento tra i tavoli. Lo evidenzia un sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca Ixé, che ha domandato agli italiani quali siano le attività prioritarie da riaprire, e il 41% ha indicato la ristorazione; a seguire, bar, palestre, cinema e teatri, musei e impianti sciistici. “L’osservatorio dell’istituto Ixé – afferma Fipe in una nota di commento allo studio – ci dice che l’89% degli italiani è ancora preoccupato per la pandemia da Coronavirus e che c’è un 40% di persone che si dice fortemente preoccupato. Eppure per quasi un italiano su due non vi è alcuna contraddizione tra questa preoccupazione e la possibilità di riaprire i ristoranti. Segno che questi sono percepiti come luoghi sicuri”.