Pur essendo stato caratterizzato da una flessione piuttosto marcata di fatturato, stabilizzatosi attorno agli 8 milioni di euro contro i 10 milioni dell’esercizio 2018/19, il bilancio chiuso al 30 giugno 2020 da Cantina Produttori Cormòns viene considerato il migliore degli ultimi 15 anni per remunerazione media ai soci e per qualità dell’andamento in un anno molto critico, specie durante gli ultimi tre mesi a causa della pandemia. Nella riduzione dei ricavi, pari al -20%, pesano due fattori: il Covid nella fase primaverile e la conclusione della collaborazione con una realtà vinicola che portava fatturato ma a margini quasi zero. “Abbiamo preferito investire in efficienza, evitando la via dei volumi che non portano nulla”, spiega a Pambianco Wine&Food il dg della società cooperativa goriziana, Alessandro Dal Zovo.
Di fronte a questi due fattori critici, per Cormòns è stato sostanzialmente impossibile compensare il calo, data anche la tipologia del business. L’export genera soltanto il 15% degli incassi, e in Italia l’azienda è sbilanciata verso l’horeca (40%, contro il 35% della gdo). Di conseguenza, anche il 2020-21 rischia di essere un anno complicato, e Cormòns sta cercando di sostenere le vendite nei canali vincenti del momento, vale a dire grande distribuzione e vendite dirette, grazie anche all’apertura dell’e-commerce realizzato sulla propria piattaforma aziendale. Intanto continuano gli investimenti infrastrutturali. Dopo aver acquisito dalla Regione Friuli Venezia Giulia la proprietà del proprio stabilimento, la società presieduta Filippo Bregant sta per realizzare la nuova linea di imbottigliamento vini e spumanti, per un impegno di poco inferiore al milione di euro. Si tratta di un ulteriore passaggio inserito in un programma più ampio, che ha visto lo stanziamento complessivo di 15 milioni per ammodernare la cantina con le tecnologie più avanzate.
Nei prossimi anni, Cormòns punterà sulla certificazione di sostenibilità, sulla redazione di un bilancio di sostenibilità e sulla realizzazione di un impianto fotovoltaico per diventare il più possibile autosufficiente dal punto di vista energetico. A livello distributivo, i piani di Dal Zovo prevedono come priorità l’espansione nel mercato Usa. “Arriviamo da un anno difficile – afferma il direttore generale – ma l’azienda è stata in grado di sostenerlo grazie all’impegno dei soci e alla determinazione del nostro consiglio di amministrazione nell’investire per ottenere un aumento dell’efficienza”.
In prospettiva, Dal Zovo teme una situazione generale appesantita in primavera. “Gennaio e febbraio sono mesi calmi per le vendite horeca, e peraltro la situazione è imprevedibile. Arriveremo alla fine della pandemia, che si spera possa essere a marzo-aprile, con danni economici importanti. La nostra cantina si è dimostrata solida e ha difeso bene le posizioni in grande distribuzione, ma in generale il nostro territorio appare in difficoltà”. Le ragioni di questa difficoltà sono individuate nello “stacco” tra la tipicità dei vini del Collio e la direzione presa dal mercato in generale. “Abbiamo vini con gradazioni importanti, peraltro aumentate a causa del cambiamento climatico, e intanto il consumatore si muove verso prodotti più freschi e più leggeri. Sarebbe il caso di aprire un confronto, nel Collio, per capire come far stare la nostra offerta al passo con i tempi. Non dico che dobbiamo banalizzare un territorio, ma penso che non si possa nemmeno uscire soltanto con vini troppo strutturati e troppo costosi. C’è molta distanza tra la nostra idea di vino e quella che hanno i clienti finali. E in prospettiva la distanza potrebbe ulteriormente aumentare, perché il potere di spesa è in contrazione”.
Dal Zovo pensa quindi a un modello simile a quello adottato dalle cantine dell’Alto Adige: “Innanzitutto perché le aziende altoatesine si sono presentate con un posizionamento chiaro, piuttosto alto, ma al tempo stesso non hanno trascurato i vini di fascia più accessibile. E hanno ottenuto un giusto mix. Da noi occorre aumentare la visibilità del territorio e, per farlo, dobbiamo anche essere presenti nel mercato con un numero più alto di bottiglie. Altrimenti, essendo piccoli e piuttosto frammentati, rischiamo di scomparire”.