Per le dark kitchen è una sorta di “back to the light”, un passaggio alla luce che diventa anche politica di branding e di comunicazione. La svolta arriva da Kuiri, servizio lanciato a partire da Milano con la realizzazione di moduli da 15 metri quadri dedicati a ciascun brand della ristorazione che fa consegna a domicilio. “Siamo un incubatore di virtual brand”, racconta Paolo Colapietro, fondatore e ceo della società che sta realizzando in via California (zona Foppa) il primo locale di smart kitchen, paragonabile a un coworking applicato al mondo della ristorazione. Nella sede di Kuiri, la cui inaugurazione è prevista per il 30 novembre, entreranno sei realtà, i cui nomi sono ancora top secret e copriranno un ampio raggio di offerta, dalla pizza all’hamburger fino alle proposte vegan. Il secondo dovrebbe aprire all’inizio del 2021 in una location ancora al vaglio della società, che opera di fatto nel settore real estate, e ospiterà altri nove moduli. Colapietro è stato il founder di Food Genius Academy, scuola di cucina con sedi a Milano e Bologna, e ha esperienza consolidata nell’ambito della ristorazione. “I brand mi chiedevano di affittare la nostra cucina per potenziare i loro servizi e a quel punto ho capito che un sistema simile poteva funzionare”, aggiunge.
Con la nascita di Kuiri, possiamo parlare di un terzo passaggio nel mondo delle cucine di servizio per i marchi della consegna a domicilio. Il primo è stato quello delle ghost kitchen, cucine dedicate al delivery e posizionate all’interno dei ristoranti, con tutti i pro (incassi) e i contro (conflittualità con il servizio in sala) della fattispecie. Il secondo è stato l’avvio di dark kitchen da parte delle piattaforme stesse, con il coinvolgimento dei brand clienti. “Noi andiamo oltre, per due ragioni. Innanzitutto non siamo in un sottoscala ma ci collochiamo nelle zone più strategiche della città, con vetrine dedicate e totem digitali, una finestra per il pick-up e aree comuni che comprendono una zona per il lavaggio industriale, un deposito per lo stoccaggio del secco, uno spogliatoio per il personale, una zona rifiuti e un dehors. Inoltre, ogni smart kitchen, oltre alla possibilità di personalizzazione in base alle proprie esigenze, potrà beneficiare della pulizia delle zone comuni, dell’accesso disponibile 24 ore su 24, della videosorveglianza, di un kitchen manager nonché di un servizio di assistenza costante e formazione per l’utilizzo del software gestionale e la conseguente indicizzazione dei propri brand sui migliori provider di food delivery presenti sul mercato”. L’altro aspetto che differenzia Kuiri dalle dark kitchen delle app è il fatto non ci sarà il limite del brand-cliente della piattaforma, che finisce per diventare riduttivo in termini di offerta.
Una soluzione simile può permettere anche a nuove realtà di entrare nel mercato del delivery a costi contenuti. “Un singolo modulo potrà essere utilizzato anche in chiave multibrand”, precisa Colapietro. “Di conseguenza, se c’è una start up con l’idea di un brand che funziona, può iniziare con noi il percorso investendo pochi capitali”. A disposizione dei clienti verrà messa la consulenza per sbrigare tutti gli adempimenti burocratici, aprire la propria cucina nel giro di un mese e ottimizzarne la gestione attraverso un sistema operativo altamente tecnologico. La rete di professionisti che fa capo a Kuiri potrà curare altri aspetti propedeutici al lancio del marchio di ristorazione: formazione del personale, comunicazione, packaging e altro ancora. Partendo da Milano che, sottolinea Colapietro, “è in questo momento il centro di riferimento per un business dal valore strategico”.