“Al 30 settembre, i dati di Valoritalia dicono che l’imbottigliato complessivo delle denominazioni del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato è in aumento di oltre l’1% e la Barbera d’Asti, con le sue 22-23 milioni di bottiglie, ha un peso rilevante nel panorama vinicolo piemontese”, afferma Filippo Mobrici, presidente del consorzio che tutela 13 denominazioni di cui 4 docg (Barbera d’Asti, Nizza, Ruchè di Castagnole Monferrato e Terre Alfieri) e 9 doc (Albugnano, Cortese dell’Alto Monferrato, Dolcetto d’Asti, Freisa d’Asti, Grignolino d’Asti, Loazzolo, Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, Monferrato e Piemonte).
La Barbera si conferma dunque come una denominazione resiliente, in particolare quella della provincia di Asti. “Un vino che piace al pubblico e che ha retto pienamente nei consumi, grazie anche al supporto della grande distribuzione. Si tratta di un prodotto pop, alla portata di tutti, e ha performato meglio dei prodotti di lusso. Il nostro è un lusso accessibile, all’interno del quale trovano spazio anche tipologie di qualità più elevata come la Barbera d’Asti Superiore (5 milioni di bottiglie), che ci sta dando ottime soddisfazioni, e come la nicchia del Nizza docg, un fiore all’occhiello che quest’anno dovrebbe offrire poco meno di 600mila bottiglie dall’alto valore percepito”.
L’anno più complicato del vino italiano si chiude pertanto con qualche buona notizia dal fronte della Barbera d’Asti, anche in termini di scorte. Non c’è eccesso di offerta, e questo conforta Mobrici in termini previsionali per le vendite e anche per il prezzo. “Temevamo che si potesse innescare una spinta speculativa al ribasso, per abbondanza di prodotto, e invece siamo riusciti a contenere questa possibilità non desiderata. In sostanza, la Barbera d’Asti si è dimostrata particolarmente resiliente alla crisi. Ora spetta a noi produttori, e al Consorzio che presiedo, il compito di lavorare a fondo sull’immagine e sulla percezione della qualità del prodotto. Abbiamo vicini di casa importanti come Barolo e Barbaresco, che però devono costituire un’opportunità e non un freno. Quelle denominazioni saranno le nostre locomotive”.
La Barbera d’Asti Docg rappresenta il prodotto di massima espressione identitaria del Monferrato, con una quota export attestata intorno al 50% della produzione. Viene coltivata in 167 comuni, dei quali 116 in provincia di Asti e 51 in provincia di Alessandria. Il consorzio presieduto da Mobrici tutela però altre 12 denominazioni, per un totale di oltre 65 milioni di bottiglie e più di 11 mila ettari vitati, rappresentando interamente un territorio variegato come il Monferrato che, in particolare negli ultimi anni, sta diventando un traino decisivo del comprensorio Unesco. “Il Monferrato è un territorio di bellezza e opportunità, dove giovani imprenditori e grandi aziende hanno cominciato a investire risorse sempre più importanti che dal vino portano a importanti ricadute economiche nei settori immobiliari, enoturistici e della ristorazione”, conclude Mobrici