Quattro richieste presentate nero sui bianco, innescate dal Dpcm del 18 ottobre ma che vanno oltre le tematiche connesse alla sicurezza per abbracciare anche la delicata questione del delivery. A presentarle è Ubri, l’unione dei brand della ristorazione. L’aspetto legato alle consegne a domicilio è particolarmente sentito dall’unione, che rappresenta una trentina di imprese, con oltre 500 locali e più di 4500 dipendenti. E lo si capisce dai toni, alquanto forti, che Ubri utilizza nel documento.
“Sul tema delivery – si legge – ignorato nel Dpcm benché rilevante in quota ristorazione e richieste dei cittadini, stiamo dibattendo da settimane alla ricerca di una soluzione per la sua sostenibilità. Sono infatti, come noto, insostenibili per le nostre imprese le provvigioni richieste dai grandi gruppi del settore che operano ormai in una situazione di oligopolio e di abuso costante della loro posizione dominante”.
L’unione dei ristoratori sostiene che quello della ristorazione a domicilio sia un servizio dall’impatto impatto importante nell’economia delle città metropolitane. Per questo, la richiesta diretta al governo è “di restituire agli imprenditori della ristorazione che ne fanno uso una quota del 20% delle commissioni sul pagamento in forma di sostituto di imposta. Inoltre chiediamo un intervento governativo, così come avvenuto in molte metropoli del mondo, al fine di calmierare le commissioni fino alla fine della pandemia”.
Gli altri tre punti del documento sono legati all’accesso sicuro e garantito, con la proposta di una prenotazione obbligatoria per raggiungere in sicurezza i ristoranti (“i cittadini si muovano da casa o ufficio esclusivamente con la certezza del loro posto o pasto riservato”), al tema delle locazioni per rinegoziare i contratti fino alla fine della pandemia, con prolungamento automatico di un anno della durata dei contratti in essere (“essendo il 2020 da considerare quale annualità non rilevante a livello di ricavi”) e alla richiesta di inserire i rappresentanti del settore ristorazione in tavoli di confronto con governo ed enti locali.