La chiusura della ristorazione mette in crisi i produttori piemontesi di vino, in particolare le piccole imprese più legate al canale horeca, e tra i consorzi di tutela la situazione più grave sembra riguardare la Barbera d’Asti, mentre parrebbe abbastanza confortante quella dell’Asti docg che compensa con l’Asti spumante le perdite registrate dal Moscato d’Asti, che ha come sbocco naturale il fuori casa. In generale, su un giro d’affari stimato di due miliardi di euro distribuito equamente tra mercato interno ed export, si parla di un calo di 300 milioni nella prima parte dell’anno.
Un calo pesante e tale da spingere Piemonte Land, il super consorzio che raggruppa e armonizza la comunicazione dei consorzi di tutela dei vini piemontesi, a presentare una serie di richieste alle istituzioni regionali e a quelle nazionali: si va dalla distillazione d’emergenza delle eccedenze vinicole, da avviare eventualmente alla produzione di alcol igienizzante, allo stoccaggio con attivazione di impianti e relative disposizioni logistiche, fino alla riduzione delle rese, sia in vigneto sia in cantina. In questo modo, Piemonte Land punta a diminuire la produzione di uva e vino per evitare surplus impattanti sul prezzo, ma anche a ridurre le giacenze già accumulate. La quantità di prodotto da avviare alla distillazione d’emergenza si aggira tra i 250 e i 280 mila ettolitri, con un valore stimato attorno ai 43 milioni di euro. Per quanto riguarda lo stoccaggio, i numeri che arrivano dai consorzi di tutela indicano una quantità di vini da stoccare che sfiora i 600 mila ettolitri, tra sfuso, imbottigliato e prodotto da avviare alla conservazione refrigerata. Gli aiuti richiesti riguardano un volume di prodotto pari a un controvalore di poco superiore ai 21 milioni di euro.
Tra le altre proposte al vaglio del super consorzio, in accordo con i consorzi di tutela associati, compaiono l’incremento della percentuale ammessa al taglio d’annata, attualmente pari al 15%, che offrirebbe un utile strumento per gli anni a venire, rimandando l’immissione sul mercato di importanti quantitativi di prodotto. E poi il posticipo delle scadenze relative agli impianti, vista la difficoltà a recuperare la manodopera necessaria.
“La chiusura del canale horeca – ha commentato Filippo Mobrici, presidente di Piemonte Land – ha causato un’insostenibile contrazione delle vendite per molte aziende, solo in parte attenuata dai flussi in grande distribuzione organizzata. Il rischio concreto per il vino piemontese è di non riuscire a sopportare lo stress finanziario causato dal Coronavirus. Per questo ci stiamo attivando in tutte le sedi opportune per chiedere misure straordinarie utili a superare questo periodo e preparare il terreno per il futuro rilancio del comparto”.