Tutto nasce negli Stati Uniti e in particolare a New York, con l’emissione di buoni cena da riscuotere entro 30-60 giorni con un premio del 25% sul valore di acquisto. In sostanza, i clienti più affezionati ed altri eventuali sostenitori possono versare in anticipo il prezzo di una cena, ottenendo in cambio uno sconto e contribuendo a sostenere il ristoratore in un momento di emergenza.
I ristoranti italiani hanno adottato l’idea dei dining bond, che in realtà si presentano come dei mini bond sottoscritti da clienti abituali e da finanziatori assimilabili allo schema del crowdfunding (con premio) per conservare un patrimonio gastronomico che, tutto sommato, non si discosta dallo schema delle gift card acquistabili anche in libreria per i fine settimana. Questa volta, serviranno a mantenere in attività locali bloccati dall’emergenza coronavirus.
L’ultima adesione pervenuta al modello dei dining bond è quella di Andrea Berton. Il ristoratore stellato di Porta Nuova a Milano ha annunciato “l’emissione” di restaurant bond con lo sconto del 50 percento: “Acquisti oggi una cena per una persona, per poter mangiare domani in due”, ha affermato, ideando il lancio di un voucher per due persone che comprende un calice di aperitivo e un menù degustazione realizzato per l’occasione al costo di 150 euro. Sarà utilizzabile dal momento della riapertura fino al 20 dicembre di quest’anno. “Acquistare un voucher non è solo una questione di investimento, bensì un modo per lanciare un messaggio di fiducia sul fatto che questa crisi finirà e il settore della ristorazione si riprenderà”, ha commentato lo chef.
Berton non è l’unico ristoratore ad aver scelto la via dei dining bond per reggere l’urto della crisi. Lo hanno fatto, tra gli altri: Oltre a Bologna, San Domenico (storico due stelle Michelin) a Imola, e poi Cristina Bowerman a Roma con Glass Hostaria, Giuseppe Iannotti al Kresios di Telese Terme. E anche la celebre Salumeria Roscioli a Roma, proponendo una cena da 100 euro al prezzo di 75, da consumare entro un anno.