Arnaldo Caprai pioniere della ricerca contro le gelate in vigna. Il suo progetto agroclim technology, lanciato con i contributi della Regione Umbria, ha dato forma alla prima ventola antibrina e antigelo, entrata recentemente in funzione nei terreni dell’azienda agricola di Montefalco (Perugia) diventata portabandiera del Sagrantino e degli altri vini regionali, come il Grecante (100% Grechetto). Un investimento effettuato in un momento difficile per il settore vitivinicolo, soprattutto per le realtà rivolte al comparto horeca e che hanno creduto con più convinzione all’ospitalità di enoturisti internazionali.
Un tema, quello dell’accoglienza in azienda, che sta particolarmente nel cuore di Marco Caprai, titolare della Arnaldo Caprai. Che afferma: “Tutti gli sforzi degli ultimi vent’anni legati al turismo del vino rischiano di essere vanificati. Ma occorre ripartire da quest’attività, dando più sicurezze a chi ha superato la naturale ritrosia delle aziende agricole per aprirsi al mondo. Tutti ci aspettiamo qualche sicurezza in più da chi ci governa, perché il Paese ha reagito in maniera straordinaria alla sfida del lockdown e ora abbiamo bisogno che ci venga detto chiaramente come si potrà ripartire. Noi vogliamo ripartire dal vino, che è sinonimo di qualità, identità territoriale e attenzione verso l’ambiente dove operiamo”.
L’investimento del “Ventolone”, come viene chiamato questo sistema di protezione dalle gelate primaverili che mettono a rischio i raccolti, risponde proprio all’obiettivo di prevenire i rischi connessi al clima e in piena armonia con la natura. Si tratta di una grande elica retrattile, che quando non è in funzione si ripiega su se stessa scomparendo nel paesaggio vitato. “Una volta programmata – precisa Caprai – parte automaticamente quando i livelli di temperatura scendono sotto la soglia impostata: abbiamo già avuto modo di testarla durare un paio di notti in cui a Montefalco abbiamo registrato un forte abbassamento della temperatura, che ha raggiunto circa – 2 °C. Nell’area in cui abbiamo posizionato il Ventolone, grazie al macchinario siamo riusciti a innalzare la temperatura di 5-6 °C. Abbiamo acquistato anche un cannone spara-nebbia, che potremmo dire svolga la stessa azione delle candele antigelo, ma in modo molto più pratico e veloce”.
La crisi derivante dall’emergenza sanitaria e dal conseguente lockdown pone Caprai di fronte al problema di un potenziale surplus di vino rispetto alla domanda di mercato. “Credo che sui vini bianchi ci sarà sicuramente una certa pressione, mentre per i rossi il problema è minore”, commenta. Una delle soluzioni che il sistema sta prendendo in considerazione è la distillazione obbligatoria, che limiterebbe la produzione di vino per favorire quella di igienizzanti, ma Caprai è prudente: “Mi spaventa – afferma – pensare di usare i fondi Ocm per la distillazione: magari il mercato americano riparte prima di quanto pensiamo, e io vorrei avere possibilità di utilizzare i fondi per supportare le mie vendite negli Stati Uniti piuttosto che per distillare il prodotto, perché la distillazione è l’ultima delle armi a cui si dovrebbe ricorrere, anche se non per questo va demonizzata. Però ricordiamoci che se siamo arrivati a 6,2 miliardi di euro di export è stato soprattutto grazie al fatto che non abbiamo più speso i fondi europei per la distillazione”.
Caprai si dichiara invece a favore di un decreto “che si occupi della liquidità delle imprese agricole che fosse di facile e pronto utilizzo”. Certamente, nei prossimi mesi, le prevedibili difficoltà del canale horeca daranno origine a giacenze di prodotto invenduto: “Le cantine più rivolte al fuori casa terranno il vino in cantina, e purtroppo la grande distribuzione non compensa le perdite dell’horeca perché premia il consumo di vini di prezzo accessibile. Intanto però le aziende vitivinicole, che difficilmente incasseranno, dovranno spendere per portare avanti il lavoro in campagna, raccogliere l’uva ed effettuare la vinificazione, ottenendo prodotti che andranno in vendita quando la crisi, si spera, sarà finita”. Per questo, l’auspicio del produttore umbro è quello di privilegiare il supporto finanziario alle imprese più che l’adozione di misure come la riduzione delle rese, la vendemmia verde e la distillazione.