Banfi archivia un 2019 a 69 milioni di ricavi, in lieve discesa rispetto al 2018, e prova a scrutare l’orizzonte di una situazione ovviamente rivoluzionata, in negativo anche per il business, dalla pandemia e dalla chiusura dei ristoranti in diversi Paesi del mondo.
L’ad Enrico Viglierchio racconta che: “L’anno era partito con ottime prospettive, ma questo era ‘prima’. Possiamo provare a dividere l’anno nei due semestri, con il primo che sarà senz’altro molto negativo e con il secondo che… Qui tutto dipenderà da due fattori principali: il primo è quando finirà l’emergenza, e ad oggi è impossibile stabilirlo, e il secondo è come si svilupperà la ripresa nel ‘dopo’ covid-19. Le dinamiche saranno molto diverse e ben distinte da Paese a Paese”. E Viglierchio aggiunge: “In questo scenario vediamo l’Italia che probabilmente inizierà prima degli altri Paesi una ripresa, ma è impossibile dire in che misura. Se pensiamo all’Asia, invece, sta uscendo già dal baratro dell’emergenza, e vediamo come reagirà. L’Europa e gli Stati Uniti sono nel pieno proprio ora”.
Tornando al 2019, l’andamento di Banfi è stato “molto positivo” su alcuni mercati, ma i conti sono stati condizionati dall’uscita dell’annata 2014 per il Brunello di Montalcino, che naturalmente è la denominazione più importante per l’azienda. “Una vendemmia difficile che, seppure ci abbia dato dei vini di buona qualità, la critica aveva penalizzato, in attesa anche delle ottime annate 2015 e 2016”, ricorda Viglierchio.
Tra i mercati migliori dell’ultimo anno compare l’Italia. “Abbiamo registrato ottime performance – rivela l’ad – sia sul canale tradizionale, con una forte crescita, che su quello moderno. Un andamento positivo che si stava riconfermando anche per il 2020, prima dell’effetto Coronavirus”. All’estero, le vendite sono cresciute in Canada, Caraibi, Centro e Sudamerica.