Il cannolo siciliano sta conquistando l’Italia ed è la base di diversi format di pasticceria e ristorazione nati al di fuori dell’isola di origine del prodotto. A Milano, per esempio, prospera Ammu, a quota cinque locali in città (Magenta, Porta Romana, Garibaldi, Broletto e Vercelli) con due presenze sulla piazza di Roma. Nella capitale brilla però la stella di un’altra insegna, La Cannoleria Siciliana, che nei prossimi giorni aprirà il suo quarto punto vendita in via Cicerone 47, nel quartiere Prati. E non si ferma qui. Yousef Sharafi, ceo e unico azionista de La Cannoleria Holding che è a capo del marchio, anticipa a Pambianco Wine&Food: “Ai primi di aprile apriremo il primo store all’interno di un centro commerciale, il Maximo/Bellavita Shopping Center in Laurentina, che ospiterà anche il primo punto vendita romano di Primark”.
Quello di Prati è uno store diverso dai precedenti per La Cannoleria Siciliana, perché avrà dimensioni ridotte e sarà dedicato essenzialmente al take away. Gli altri tre si trovano in piazza Re di Roma, corso Trieste e piazzale degli Eroi ed effettuano somministrazione e caffetteria, con diverse proposte dolci e salate in aggiunta al re dello store che resta, naturalmente, il cannolo riempito al momento. “Nel quartiere Prati faremo un test per capire le potenzialità del take away. Se avrà il riscontro che ci aspettiamo, potremo riproporlo su ampia scala”, afferma l’imprenditore di origini palestinesi.
Sharafi è ingegnere gestionale, ha alle spalle un’esperienza come consulente in Accenture e ha rilevato la società otto anni fa, quando disponeva di un solo punto vendita. Da allora ha potenziato produzione e vendita, e sta per dare il via a un laboratorio di mille metri in zona Magliana, funzionale alle nuove aperture in arrivo e al progetto franchising che dovrebbe permettere a La Cannoleria Siciliana di espandere la presenza anche all’estero. “Il core business del franchising non sono le royalties, bensì le forniture, tutte gestite da Roma. Il primo progetto in cantiere riguarda le Filippine, poi speriamo di arrivare a Londra ma intanto ci saranno alcune aperture in Italia”, racconta Yousef.
Intanto il 2020 potrebbe essere l’anno di Milano. “Due anni fa fummo vicini alla conclusione di un’operazione che ci avrebbe permesso di aprire il primo store milanese. La location era in via Spallanzani, poi però ebbe la meglio Alice Pizza”, ricorda l’imprenditore. Intanto i ricavi aumentano. L’anno scorso si è concluso sui 4 milioni di consolidato, di cui circa un milione entra nella holding che si occupa della gestione del marchio, della produzione e che ha quote differenziate nei singoli punti vendita. Quanto al business delle forniture, ogni locale da un milione di incassi contribuisce con circa 250mila euro destinati alla capogruppo, royalty esclusa.