Con l’inaugurazione di Grandi Langhe (27-28 gennaio) è iniziata ufficialmente la stagione delle anteprime del vino, eventi durante i quali debuttano le nuove annate: nel caso della manifestazione di Alba, sono state presentate le annate 2016 del Barolo e 2017 del Barbaresco e del Roero. Sarà poi la volta di Anteprima Amarone, che prende il via sabato 1 febbraio a Verona con le degustazioni dell’annata 2016, mentre in Piemonte negli stessi giorni ci sarà Derthona Due.Zero, dedicata al Timorasso annata 2018. Tutto il resto del mese vedrà una lunga lista di eventi in Toscana: si parte a Firenze con BuyWine (7-8 febbraio) per poi continuare sempre nel capoluogo toscano con Chianti Lovers (16 febbraio), Chianti Classico Collection (17-18), mentre a San Gimignano si tiene Anteprima Vernaccia (16-19) e a Montepulciano l’Anteprima del Nobile (15-17). C’è poi il passaggio in Umbria con Anteprima Sagrantino di Montefalco (18 e 20 febbraio) e infine l’appuntamento di Montalcino con Benvenuto Brunello, dal 21 al 24, per assaggiare l’attesissima annata 2015 e, per chi è riuscito a farla, la Riserva 2014.
Si tratta di un preludio per appassionati e addetti ai lavori, che anticipa i due grandi appuntamenti fieristici d’Europa. Il primo è Prowein, che si tiene a Düsseldorf dal 15 al 17 marzo, prima fiera mondiale per presenza internazionale di espositori. Il secondo è Vinitaly, che quest’anno arriva in ritardo di un paio di settimane per via della Pasqua: a Verona, dal 19 al 22 aprile, si terrà la fiera leader per numero di aziende e superficie espositiva.
Intanto il vino italiano deve fare i conti con una minore offerta di prodotto, e non si tratta necessariamente di una cattiva notizia. Secondo Istat, il calo dovuto all’ultima vendemmia è stato del 12% e permetterà ai produttori di liberare, in caso di domanda sostenuta, una parte delle riserve accumulate invece nella precedente raccolta, che si era rivelata particolarmente abbondante. È andata invece abbastanza bene per l’olio extravergine di oliva, che però proveniva da un 2018 disastroso e nel ‘19, nonostante il risultato altrettanto disastroso in alcune aree del nord, ha potuto incrementare del 32% la produzione grazie al boom della Puglia settentrionale, la più importante in termini quantitativi.
Per il vino italiano, il 2020 resta dominato dall’incertezza e dal timore che gli Stati Uniti, primo mercato estero di destinazione, possano ricorrere ai dazi. C’è poi la problematica legata all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea che, secondo l’analisi di Coldiretti, ha spinto gli inglesi a fare scorta di Prosecco, determinando un aumento del 13% dell’import nei primi nove mesi 2019.