Sul fatto che il San Domenico di Imola sia un tempio della ristorazione italiana, non ci sono dubbi. Il più antico ristorante due stelle Michelin tra quelli in attività, obiettivo raggiunto nell’ormai lontano 1977, fu inaugurato infatti il 7 marzo 1970: idea di Gianluigi Morini, esecuzione in cucina di Nino Bergese, “il cuoco dei Re, il Re dei cuochi”, che poi avrebbe ceduto il testimone a un giovanissimo Valentino Marcattilii, aiuto di Bergese a soli 16 anni e poi diventato primo chef. Il passaggio da maestro ad allievo si ripete oggi, a cinquant’anni dalla fondazione, con il nipote di Valentino e di Natale Marcattilii, storico curatore del servizio al San Domenico. Si tratta di Massimiliano “Max” Mascia, al quale spetta il compito di innovare la cucina all’interno di un percorso ben stabilito e fatto di piatti diventati icone, come il celeberrimo uovo in raviolo con tartufo bianco.
“Sicuramente all’inizio sentivo molto di più la responsabilità – spiega Mascia a Pambianco Wine&Food – però come dico sempre sono stato ben allenato dai miei zii e adesso le cose avvengono in modo naturale. Non parlerei di sfida, non vivo la mia vita ed in generale il mio lavoro come una gara contro qualcosa o qualcuno, cerco di godermi il più possibile le cose belle che questo ristorante mi fa vivere alimentando sempre la passione che è il vero motore”.
Valentino è sempre presente e attivo tra sala e cucina. Sul contributo che il San Domenico ha dato alla cucina italiana, afferma: “Sicuramente ha insegnato come si va ad un ristorante che offre una cucina italiana, non conosciuta agli italiani stessi. E ha insegnato che ci sono ristorati da blue jeans e ristoranti da cravatta”. Quanto al futuro, ecco la visione di Marcattilii: “Bergese, Morini, mio fratello ed io per 50 anni abbiamo seguito una filosofia molto attenta in tutte le componenti di un ristorante: accoglienza, servizio attento ma non soffocante, mise en place della tavola ricercata, materie prime di altissima qualità. Abbiamo voluto proporre una cucina al passo coi tempi. Il San Domenico ha fatto molto dentro le sue mura, ma ha anche seminato fuori. Mi auguro possa avere altri 50 anni con la stessa filosofia di quelli trascorsi”.
Oggi il San Domenico ha una sede unica, quella di Imola. In passato non fu così. Nella seconda metà degli anni ‘80, aprì anche a New York e fu il primo locale italiano a ottenere le tre stelle del New York Times nel 1988. Poi l’esperimento terminò perché probabilmente i tempi non erano ancora maturi per creare una rete internazionale legata al brand San Domenico. E in futuro? Mascia non pone limiti. “Non è un segreto che il mio spirito sia in parte imprenditoriale e quindi non escludo che possano nascere altre situazioni con la mia presenza, ma in cima alle mie priorità di oggi e del futuro ci sarà sempre Imola ed il San Domenico”, conclude lo chef.