Il Gruppo Lunelli presenta al mondo un brand che a Valdobbiadene, da quasi cinque secoli, interpreta un territorio in grado di cambiare, di vigneto in vigneto, la percezione di un terroir unico e trasversale. I suoi cru sono l’espressione di pendenze, terreni e condizioni climatiche differenti. E ogni assaggio diventa una scoperta emozionale
A metà via – 50 km esatti in linea d’aria – tra due straordinari esempi di bellezza, Venezia e la sua laguna a sud e le Dolomiti che circondano Cortina d’Ampezzo a nord, si trova il terzo gioiello che il mondo invidia al Veneto. Un gioiello che ha un suono di festa, quello del tappo che salta tra applausi, sorrisi e mani protese con tanto di calice verso la fonte di condivisione, e un contenuto di complessità legata a un terroir che cambia, centimetro dopo centimetro, in una varietà senza compromessi. Un gioiello sotto il nome di Prosecco Superiore. Bisol1542 nasce qui, a Valdobbiadene, lungo pendenze e asperità per loro stessa natura inadatte alla coltivazione della vite. Eppure l’uva Glera, grazie a un’agricoltura definita eroica per l’impegno e la testardaggine degli uomini che vi si sono dedicati di gran lena, ha prosperato, diffondendosi a valle come coltura miracolosa e poi ben oltre i confini come esperienza di degustazione, il Prosecco Superiore, appunto. Quel suono di festa, quei profumi freschi e floreali che hanno conquistato i consumatori di cinque continenti non rendono del tutto merito a un prodotto apparentemente semplice, accattivante per sua stessa natura. In realtà dietro alla tipologia Superiore docg c’è un mondo multiforme da scoprire, come qualche anno fa venne chiaramente compreso dalla famiglia Lunelli, storica e celebre famiglia di viticoltori trentini, firma della bollicina di montagna per antonomasia. Nel loro progetto di creazione di una costellazione di aziende italiane che siano espressione dell’eccellenza italiana del beverage, non poteva non essere inserito lo spumante oggi più noto al mondo dopo lo Champagne, il Prosecco Superiore per l’appunto, purché la qualità del brand scelto fosse davvero senza compromessi. Fu allora, ed era il 2014, che la famiglia Lunelli scelse Bisol1542, nome storico per presenza e fama nel territorio vocato. Nessuno, tra Conegliano e Valdobbiadene, può vantare quasi cinque secoli di expertise nella trasformazione delle uve in vino. E quella data di fondazione, 1542, oggi è riportata nel logo. “Nel gruppo di famiglia abbiamo creato link tra territori straordinari, il Trentino e l’Umbria, la Toscana e il Veneto, tutti caratterizzati da storia e tradizione”, racconta Matteo Lunelli, presidente del Gruppo Lunelli.
“Da sempre siamo attenti a rendere uniche le nostre bollicine di montagna e i nostri vini, impegnandoci con estrema cura a valorizzare le diversità dei territori dove si coltiva la vite. Anche a Valdobbiabene, lavorando sul vitigno Glera e sul metodo Martinotti”. L’identità di Bisol1542 trae origine innanzitutto dalla composizione dei terreni, differente a seconda che si parli di Crede, Cartizze, Molera, Relio o Rive di Campea, dove le Rive rappresentano la classificazione riservata alle uve provenienti dalle colline più scoscese. Si nutre poi di un know how trasmesso di generazione in generazione, con 21 passaggi ininterrotti fino ad arrivare all’attuale gestione, nella quale restano protagonisti, con la famiglia Lunelli, anche Gianluca e Desiderio Bisol, in un circolo virtuoso condiviso di valorizzazione dell’eredità aziendale e di visione del futuro. E ha per garanzia un metodo di coltivazione e raccolta fondato sul lavoro dell’uomo, sulla vendemmia manuale, sulla resa limitata per ettaro. Il risultato è la Collezione Bisol 1542, composta da cinque etichette: Relio (Rive di Guia, brut), Molera (spumante extra dry), Crede (spumante brut), Rive di Campea (extra dry) e dal prezioso Cartizze, considerato come la più alta espressione del Prosecco Superiore. E poi c’è Jeio, il nome scelto per la linea più gioiosa del Prosecco Superiore, presentata nelle versioni brut ed extra dry. “Le diverse espressioni dei nostri spumanti sono il risultato di un primato: siamo l’unica azienda a poter vantare, nel territorio del Prosecco Superiore, 20 diversi vigneti distribuiti in 55 ettari e tutti in alta collina”, afferma Gianluca Bisol. Tanta ricchezza si tramuta in consapevolezza di dover conservare nel tempo un simile patrimonio naturale, affidandolo alle future generazioni attraverso metodi sostenibili di coltivazione. Per questo Bisol1542 protegge gli insetti e la flora che prosperano attorno ai vigneti, fino a misurare gli elementi vivi sotterranei che, con la loro azione, rigenerano la vitalità del suolo. Per questo, nei vigneti, sono banditi quei trattamenti con metalli pesanti destinati a lasciar traccia per secoli. “Lungo le nostre vigne non operano solo gli agronomi. Ci sono anche biologi ed entomologi”, sottolinea Gianluca Bisol. La sfida, pertanto, ora consiste nel riuscire a comunicare tali contenuti a quei mercati dove Bisol1542 è già stato in grado, per ragioni qualitative, di imporsi, partendo dalla Gran Bretagna, sua destinazione tradizionale – e oggi Londra è considerata una meta naturale per questo tipo di prodotto – per arrivare agli Stati Uniti, dove Bisol1542 ha ottenuto la fiducia di un importatore specializzato in fine wines come Wilson Daniels, divenuto uno dei più convinti sostenitori di Bisol1542 nella fascia premium. “Perché il Prosecco Superiore a marchio Bisol1542 – sostiene Matteo Lunelli – deve diventare un punto di riferimento per la ristorazione di eccellenza. Oggi, a differenza di quanto è avvenuto nelle principali denominazioni del metodo classico, nel metodo Martinotti di fascia alta non esiste un brand di immediato riferimento. Noi vogliamo che Bisol1542 sia sempre più unanimemente quel brand”. Il Prosecco Superiore è un mondo tutto da scoprire. E il modo migliore per farlo è visitare questo territorio, entrando nelle aziende, passeggiando per i vigneti, scoprendo i segreti delle cantine e degustando i prodotti laddove nascono. Un’opportunità che Bisol1542, attraverso un team di quattro addetti all’hospitality, offre ai suoi cultori con apertura garantita sette giorni su sette, tra luoghi fortemente evocativi come il collegamento tra la cantina ottocentesca e quella contemporanea, laddove il visitatore torna idealmente indietro nel tempo di oltre duecento anni. O come il tavolo del Cartizze, posizionato nel mezzo della vigna più alta della collina d’oro del Prosecco Superiore, laddove leggenda vuole che la distanza tra la Serenissima e la Perla delle Dolomiti sia esattamente uguale. Un luogo davvero magico, che val la pena di celebrare aprendo una bottiglia adatta per l’occasione.