Report si occupa di Prosecco e, come prevedibile, scoppia la polemica sul prodotto che sta trainando la crescita dell’export vinicolo italiano.
La puntata andata in onda lunedì 14 novembre ha provocato la ferma reazione dei consorzi di tutela della denominazione da 480 milioni di bottiglie, che contestano la denuncia sull’utilizzo di pesticidi e sull’eccesso di trattamenti effettuati nei vigneti, con conseguenze per la salute dei residenti nei territori di coltivazione delle uve, conclusa con l’invito della conduttrice Milena Gabanelli a una rapida conversione al metodo biologico (“come sta facendo Ferrari a Trento e come stanno facendo in Franciacorta” ha rimarcato la giornalista).
In una nota ufficiale, il consorzio della doc Treviso scrive che “non tollererà più alcun attacco non supportato da dati adeguati. Cionondimeno il Consorzio di tutela del Prosecco doc continuerà la sua attività, intrapresa fin dalla propria costituzione, volta al miglioramento e alla diffusione di tutte le tecniche agronomiche ed enologiche tese all’incremento della compatibilità ambientale e sociale della propria denominazione. Lo stesso Consorzio non mancherà di segnalare alle autorità competenti eventuali comportamenti non rispettosi delle attuali normative, ancorché commessi dalla propria filiera, ritenendo tali comportamenti riferibili a singoli soggetti e non all’intero sistema produttivo. In questo senso ci sentiamo amareggiati dagli attacchi generalizzati ricevuti da parte di alcune persone – riteniamo in buona fede – ma non tollereremo ulteriormente atteggiamenti vessatori da parte di coloro i quali operano al solo scopo di incrementare la propria visibilità personale o il proprio profitto a danno del sistema da noi rappresentato”.
Ancor più spinosa, in termini di brand, è la contesa del nome rimarcata da Report nella seconda parte del servizio, quando la troupe si è spostata in provincia di Trieste in località Prosecco, dove la bollicina più famosa del nordest in realtà non è mai stata prodotta. Nel 2009 infatti le associazioni agricole di categoria della provincia di Trieste, la Regione Friuli Venezia Giulia e l’allora ministro dell’Agricoltura Luca Zaia (attuale governatore del Veneto), firmarono un protocollo d’intesa che legava il vino Prosecco prodotto in Veneto e in Friuli Venezia Giulia al nome della frazione, tutelandolo così a livello internazionale; in cambio dell’uso del nome, Ministero e Regione si impegnarono ad avviare una serie di iniziative per lo sviluppo e la promozione dei prodotti tipici del Carso. Quell’impegno, sostengono gli agricoltori della provincia di Trieste, è rimasto sulla carta e ora parte la minaccia di una causa internazionale per il riconoscimento delle royalties. Secca la replica dei vertici del consorzio di Treviso. “Quella che sta montando attorno ai presunti diritti di utilizzo del nome Prosecco reclamati dai produttori del Friuli Venezia Giulia è una grande messinscena, che non farà bene al nostro prodotto”, ha dichiarato il presidente Stefano Zanette.