L’allarme arriva dal Friuli-Venezia Giulia, regione che, con le sue quattro province tutte inserite nella Doc, è particolarmente attenta alle dinamiche della bollicina italiana più diffusa nel mondo: il Prosecco. Alla vigilia di Ferragosto, i due principali quotidiani regionali, Il Piccolo e Il Messaggero Veneto, hanno infatti sondato la situazione delle scorte, scoprendo che tra gli imbottigliatori è partita la caccia agli ultimi quantitativi rimasti, pagati ormai fino al doppio del prezzo di origine: attorno ai 2,6 euro al litro, contro una media di 1,2-1,3, per un vino che mediamente esce tra i 3,5 e i 5 euro a bottiglia nella grande distribuzione. Considerando che occorre almeno un euro a bottiglia per il processo di imbottigliamento ed etichettatura, senza considerare le spese di distribuzione e i costi fissi, è evidente, concludono i quotidiani, che i margini, per chi è rimasto a corto di Prosecco, sono azzerati e per qualcuno si parla addirittura di perdita secca. Il problema, secondo la testimonianza di alcuni viticoltori, è legato ai contratti siglati con la grande distribuzione e con alcuni importatori esteri, che prevedono penali piuttosto pesanti in caso di mancate consegne.
“Le scorte si stanno assottigliando a vista d’occhio”, ha commentato il direttore della Cantina di Casarsa e numero uno del Consorzio Doc del Friuli Venezia Giulia, Pietro Biscontin, precisando che la tranquillità sarà assicurata fino alle prime settimane di settembre, poi si vedrà. Il 2014 è stato un anno negativo per quanto riguarda i quantitativi della vendemmia nelle zone di Veneto e Friuli e questo spiega perché, nonostante la conversione in atto di terreni agricoli da altre uve (o altri prodotti) a Glera (l’uvaggio del Prosecco), il prodotto stia scarseggiando, complice il boom della richiesta internazionale.