L’analisi sull’export dei primi sette mesi conferma quanto già emerso nelle ultime settimane. Pur crescendo all’estero, il vino italiano non tiene il passo della concorrenza internazionale. Il balzo nel periodo gennaio-luglio è stato del 7% in volumi, per un totale di circa 12 milioni di ettolitri di vini e mosti, e dell’8% in valore, per un fatturato complessivo di 3,3 miliardi di euro. E non sarebbe certamente un dato negativo, soprattutto perché nel periodo considerato l’euro si era apprezzato rispetto al dollaro e anche rispetto alla sterlina, penalizzando di conseguenza le esportazioni… ma il problema emerge nel confronto tra l’Italia e gli altri Paesi, in particolare con la Francia che opera nelle stesse condizioni ma sta facendo decisamente meglio, forte del prestigio dei suoi Champagne e Bordeaux.
Il passo differente tra i due principali concorrenti nel mondo del vino è stato evidenziato da Ernesto Abbona, presidente di Osservatorio del Vino e numero uno di Unione Italiana Vini, nel commentare i dati Istat elaborati da Ismea, partner dell’Osservatorio. “Il risultato positivo – ha commentato Abbona – non deve nascondere la perdita preoccupante di posizioni rispetto ad altri competitor che crescono più di noi. Gli USA sono un esempio emblematico: la domanda cresce nel complesso oltre il 10% e noi ci fermiamo sotto il 3%, con la Francia che segna, invece, aumenti del 21% in quantità e del 23% in valore, tallonando il nostro storico primato”.
Tra i mercati più positivi spiccano la Cina, con una crescita del 19% a volume e +25% a valore, e la Russia, che vola al +47% in valore.
La diagnosi è chiara, la terapia un po’ meno. Abbona torna all’invito di investire come sistema Paese per difendere i primati raggiunti, che tuttavia si basano più sui volumi che sui valori. In termini di prezzo medio, infatti, l’Italia non regge il confronto con la Francia, le sue denominazioni di fama internazionale sono limitate e se non fosse per il boom del Prosecco, da cui dipende il 56% delle esportazioni complessive degli spumanti dop (+13% nel periodo considerato), rischieremmo la crescita zero. “Lanciamo un monito alle amministrazioni – afferma Abbona – affinché le incertezze anche rispetto al quadro normativo nazionale e la mancata disponibilità di tali fondi per le imprese non si ripetano più, così da evitare che le nostre imprese perdano importanti quote di mercato nonostante il loro impegno”. Gli fa eco Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini: “Stiamo patendo la concorrenza con i competitor europei che hanno potuto godere appieno delle risorse previste dall’Ocm promozione e i dati sull’export negli Stati Uniti ne sono una testimonianza. L’auspicio – è che, a breve, quando diventeranno operativi i fondi appena sbloccati e saranno a regime le azioni di promozione istituzionale a carattere pluriennale definite da Mise e Ice sui mercati americano e cinese, si possano recuperare velocemente le posizioni conquistate negli anni passati, migliorando strutturalmente le performance del nostro export”.