È stata rinviata al prossimo cda di Veronafiere la discussione sul futuro di Vinitaly. L’argomento inizialmente doveva essere discusso martedì 27 ottobre nella riunione da cui è emersa la nomina, poi ratificata dall’assemblea, di Maurizio Danese quale successore di Ettore Riello alla presidenza dell’ente fieristico scaligero. Secondo quanto riportato dai quotidiani veronesi, la manifestazione di riferimento per il settore vitivinicolo italiano sarebbe al centro di una strategia di difesa destinata a trasformarsi in una clamorosa e innovativa mossa di contrattacco: coinvolgere lo Stato con la richiesta di un finanziamento per la promozione del marchio, primo step verso uno spin-off del brand Vinitaly da Veronafiere nella prospettiva della sua quotazione in Borsa. La prima dichiarazione del neoeletto presidente Danese, per quanto generica, è stata interpretata in stretto collegamento con la strategia futura di Vinitaly, oltreché in relazione con i progetti di fusione tra le fiere di Verona e di Vicenza. «L’amministrazione uscente – si legge nella nota – ha lasciato sul tavolo importanti progetti strategici che ora valuteremo in modo approfondito assieme ai soci. Scelte che non possono prescindere dal contesto competitivo in cui opera la Fiera». Il finanziamento, dal valore stimato (secondo il quotidiano L’Arena) di 100 milioni di euro, sarebbe richiesto tramite Finest alla Cassa depositi e prestiti, ottenendo ulteriori risorse per la promozione internazionale del brand Vinitaly in probabile chiave anti Prowein, la manifestazione concorrente che a Düsseldorf porta un numero molto elevato di aziende italiane a esporre, con relativi apprezzamenti per contesto e organizzazione, e che ora prevede di investire altri 50 milioni di euro per diventare ancora più internazionale. L’altro aspetto che a Verona sottolineano è il significato politico di un intervento governativo: difficilmente, se lo Stato scommette su Vinitaly come referente della promozione worldwide, ci saranno tentativi concorrenziali di altre fiere o organizzazioni. La parola “Borsa”, secondo quanto risulta a Pambianco Wine, è una prospettiva abbastanza remota, anche perché sarebbe il primo caso italiano di quotazione per la singola manifestazione, e in ogni caso sarebbe subordinata a uno spin-off di Vinitaly rispetto a Veronafiere che manterrebbe la maggioranza delle quote e porrebbe come ovvia condizione la conferma di Verona quale sede della manifestazione del vino.