I consumatori vogliono conoscere la tracciabilità dei vini che acquistano ed EY Italia, per soddisfare la loro richiesta, ha sviluppato la prima soluzione al mondo per la tracciatura della filiera di produzione del vino. Il sistema, denominato Wine Blockchain, è stato realizzato in collaborazione con la startup Ezlab e con Cantina Volpone, azienda con sede a Ordona (Foggia), sulla cui Falanghina vendemmia 2016 compare il codice QR che permette a chi lo acquista, tramite smartphone, di conoscere il produttore identificato tramite la firma digitale, l’intero processo di coltivazione, produzione e trasformazione del vino.
Si tratta, nelle intenzioni degli sviluppatori di questa tecnologia, di una soluzione che garantirà trasparenza, qualità e protezione del made in Italy, soddisfacendo un’esigenza di informazioni manifestata dal 74% dei consumatori. Nove clienti su dieci, afferma EY Italia, vorrebbero conoscere maggiormente i vini italiani ed i criteri di certificazione d’origine e più del 70% sarebbe disposto a pagare un prezzo più alto se questo fosse garanzia di trasparenza e provenienza.
La tecnologia Blockchain, che abilita questa soluzione, è caratterizzata da un database contenente un registro di tutte le transazioni, per cui ogni partecipante può verificarne la validità della catena. Con la lettura del codice QR, sarà inoltre possibile acquisire informazioni sui terreni in cui sono state coltivate le uve, le viti utilizzate, i trattamenti fitofarmaci e agricoli effettuati con tutti i passaggi e metodi produttivi.
“Wine Blockchain – afferma Luca Grivet Foiaia, partner di EY – permette di creare un registro pubblico e immodificabile collegato alla firma digitale del produttore, mappando ogni singolo processo produttivo e assicurando territorialità, autenticità e qualità del prodotto. Le aziende che adotteranno questa tecnologia daranno un forte segnale di trasparenza e offriranno una grande manifestazione di consapevolezza della propria robustezza. Pensiamo che questo sistema possa contribuire a superare i limiti della tutela che dovrebbe derivare dai marchi di qualità come doc, docg e igt”.