“L’olio extravergine di oliva è un’eccellenza italiana e Veronafiere crede in maniera particolare a questo comparto”. Ad affermarlo, durante l’apertura degli Evoo Days al centro congressi della fiera scaligera, è stato Daniele Salvagno, imprenditore del settore (è titolare dei Frantoi Redoro) e consigliere di amministrazione di Veronafiere. Salvagno ha ricordato i numeri di Sol&Agrifood, vetrina internazionale per l’olio extravergine di oliva made in Italy, che si tiene in contemporanea con Vinitaly. Una contemporaneità giustificata da due aspetti. Innanzitutto, molti produttori di vino si dedicano anche all’olio; in secondo luogo, l’importatore di vino spesso importa anche olio, con destinazione horeca e gastronomia di fascia alta.
“Il salone dell’olio vuole essere il nostro hub. Nel 2019, a Sol&Agrifood, sono passati 57.840 operatori da 131 Paesi. Ora, come già accaduto per Vinitaly, utilizzeremo la fiera per diffondere la cultura dell’olio a livello mondiale, promuovendo una filiera di eccellenza e creando anche figure oggi fondamentali come gli influencer dell’olio. Dobbiamo far sì che non sia più considerato un semplice condimento, bensì un elemento salutistico. E dobbiamo fare del nostro sapere un fatto emozionale per chi approccia il prodotto e le aziende dell’olio”. A tal fine, la società fieristica ha ideato il concorso oleario internazionale Sol d’Oro, che si tiene due volte l’anno e premia a febbraio i migliori oli prodotti nell’emisfero nord e a settembre quelli dell’emisfero sud.
Il percorso è lungo e presenta diversi ostacoli. L’olio extravergine di oliva, a cui è dedicata un’inchiesta sul numeri 1/2020 di Pambianco Magazine Wine&Food, soffre da un lato le promozioni della grande distribuzione, che tendono a svilire i contenuti qualitativi del prodotto, e dall’altro l’eccesso di offerta rispetto alla domanda del consumatore. Negli ultimi sette anni, come ha evidenziato lo studio di International Olive Council, la produzione è sempre stata superiore ai consumi e per la raccolta 2018/19 il divario è stato enorme, 2,9 milioni di tonnellate prodotte contro 2,1 di richiesta. Gli stock quindi pesano finanziariamente e spingono le multinazionali a politiche di prezzo aggressive, che si traducono in maxi offerte da 3 euro/bottiglia per oli mass market. Diventa perciò complesso proporre al pubblico prodotti di qualità, a denominazione di origine protetta, che escono ben oltre i dieci euro a bottiglia. D’altro lato, sul versante horeca, l’attenzione verso il prodotto di qualità è un fatto piuttosto recente, ma è nel fuori casa che si combatte la principale battaglia per il prestigio del prodotto e del made in Italy.
L’esperienza con il padiglione olio a Sol&Agrifood ha evidenziato in ogni caso una forte evoluzione negli ultimi 10 anni. “Il salto di qualità da parte dei produttori – sottolinea Antonella Capriotti, project manager di Sol&Agrifood, nell’intervista pubblicata su Pambianco Magazine Wine&Food – ha posizionato l’Italia su un livello molto alto di qualità sensoriale e organolettica. E non potendo sostenere alcuna guerra sui prezzi, è necessario puntare tutto sulla comunicazione del valore aggiunto del prodotto italiano: le proprietà nutraceutiche dell’extra vergine di oliva sono riconosciute e progressivamente devono esser messe in evidenza”.
Quanto alla ristorazione, ecco come la pensa Capriotti: “Fino a poco tempo fa si facevano piatti buoni con olio cattivo, ma la situazione sta migliorando. Una decina di anni fa abbiamo iniziato a selezionate gli oli che vincevano i concorsi, portandoli gratis nei ristoranti di Verona per far passare il concetto. E poi facciamo formazione per gli chef e lavoriamo con la Federazione italiana cuochi. Oggi gli chef iniziano a comprendere gli abbinamenti e la capacità dell’olio di esaltare un piatto”.
*notizia modificata l’11 febbraio alle ore 16.06. In precedenza era stato riportato Daniele Salvagno come titolare del Frantoio Salvagno, mentre la ragione sociale corretta è Frantoi Redoro. Ce ne scusiamo con i lettori e con l’interessato