Il cambiamento climatico inchioda la vendemmia del 2021, con l’Italia che accusa le gelate primaverili, un’estate particolarmente calda e siccitosa dove però non sono mancati forti temporali, accompagnati da importanti manifestazioni grandinigene. Secondo le previsioni vendemmiali di Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini, a partire dai dati raccolti a fine agosto, ci si aspetta che la vendemmia 2021 registri una produzione nazionale di vino di 44,5 milioni di ettolitri, in calo del 9% rispetto ai 49 milioni di ettolitri del 2020 (dato Agea, sulla base delle dichiarazioni di produzione). Come specificato, questo risultato è, al momento, la media di una forbice che oscilla tra un minimo di 43,7 e un massimo di 45,3 milioni di ettolitri, su cui saranno determinanti le condizioni meteo delle prossime settimane per definire meglio il quadro produttivo.
“I cambiamenti climatici, con una tropicalizzazione del clima, stanno condizionando sempre più il mondo dell’agricoltura e quindi del vino”, spiega Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi. “La qualità dipende anzitutto dall’andamento climatico, ma molto anche dal modo di condurre la vigna attraverso la scienza e la conoscenza che sono alla base dell’attività di noi enologi”. Questo, “unito alle caratteristiche eterogenee del nostro territorio, porta a una situazione di previsioni vendemmiali molto differenti, anche in zone limitrofe”.
Considerando le diverse regioni, per il Piemonte e la Liguria si stimano flessioni nell’ordine del 10 per cento, mentre in Lombardia le perdite sembrano essere del 20 per cento. Contenute, invece, le perdite per la Valle d’Aosta. Si hanno riduzioni più limitate in Veneto e Friuli Venezia Giulia (-7%), rispetto al -10% del Trentino Alto Adige e al -15 dell’Emilia Romagna. La Toscana arriverebbe al -25 per cento, con perdite rilevanti anche in Umbria (-18%), Marche (-13%) e Lazio (-10 per cento). A Sud la situazione è più variegata con Sicilia, Calabria e Campania che addirittura segnano incrementi produttivi, mentre la riduzione della Puglia è “decisamente contenuta e sotto la media nazionale”, mentre quella dell’Abruzzo si attesta al -18 per cento. Molise e Sardegna, invece, fanno registrare -15%, mentre la flessione della Basilicata si ferma al 10 per cento.
In ogni caso, un tale livello produttivo permette comunque all’Italia di restare leader mondiale davanti a Spagna e Francia, in quanto la prima non dovrebbe superare i 40 milioni di ettolitri, mentre la seconda sconta un andamento climatico particolarmente avverso a partire dalle intense gelate primaverili. I cugini francesi, infatti, stimano una riduzione della produzione di vino pari al 29 per cento, a circa 33,3 milioni di ettolitri, che rappresenta il livello più bassi degli ultimi decenni. Secondo quanto riferito dal ministero dell’agricoltura francese, i cali sono diffusi per lo Champagne (-36%), la regione Borgogna-Beaujolais (-47%), la regione Bordeaux (-25%) e della Linguadoca-Rossiglione (-32 per cento).