La flessione di fatturato era prevedibile per Gruppo Santa Margherita, data la situazione dell’horeca, ma il risultato finale è di tutto rispetto. La società presieduta da Gaetano Marzotto ha infatti limitato i danni del 2020, chiuso a livello di preconsuntivo con una riduzione compresa tra 8 e 8,5 punti percentuali, scendendo da 191 a 174-175 milioni di ricavi. E soprattutto, ha confermato l’ebitda del 2019 in valori assoluti, pari a 56 milioni di euro. Di conseguenza, il rapporto tra marginalità e fatturato è salito dal 29,6% del 2019 al 32% dell’esercizio appena concluso, il primo dell’era Beniamino Garofalo. Il nuovo ceo, nominato a marzo, si è trovato dunque a gestire il gruppo in piena emergenza, partendo dal primo lockdown, e ha dovuto mettere in atto una serie di azioni volte alla tenuta delle vendite, puntando su canali alternativi alla ristorazione. Al tempo stesso, ha ottenuto un risparmio di costi, partendo da quelli legati alla partecipazione alle manifestazioni fieristiche e agli eventi, che ha permesso al gruppo di Fossalta di Portogruaro di pareggiare l’ebitda del 2019 nonostante la flessione contenuta degli incassi.
“Il 2020 – spiega Garofalo a Pambianco Wine&Food – è stato un anno a dir poco eccezionale per i cambiamenti che ha comportato in azienda e in tutto il sistema vino. Abbiamo dovuto rivedere in corsa gli schemi di gioco, perché nel frattempo erano saltate le variabili consolidate negli anni. Essere una realtà solida, presente in tanti mercati e operando omnichannel già prima del Covid, sono tutte caratteristiche che ci hanno aiutato a reagire in maniera efficace”.
In attesa dei dati definitivi del bilancio, dal preconsuntivo emerge soprattutto la forza del vino-icona del gruppo: il Pinot grigio, capace di mettere a segno un balzo del sell out del 32% nel suo primo mercato di destinazione, gli Stati Uniti. “Il consumatore Usa ha considerato il nostro Pinot grigio, che esce nel mercato a 22 dollari a bottiglia, come se fosse un bene rifugio. Del resto, durante la pandemia, i clienti finali hanno premiato quei prodotti che offrono più sicurezza e il Pinot grigio Santa Margherita ha dimostrato di essere perfettamente in linea con le aspettative del consumer”, osserva Garofalo.
L’export genera il 70% del giro d’affari del gruppo e i tre mercati esteri più importanti (Usa, Canada e Australia) hanno consolidato la loro posizione di forza. Il risultato statunitense di Santa Margherita è dovuto anche alle posizioni conquistate negli anni all’interno della gdo, che ha più che compensato la diminuzione del canale horeca. A livello globale, invece, non è stato possibile coprire del tutto i mancati incassi della ristorazione, perché alcuni dei marchi appartenenti al gruppo sono fortemente o totalmente orientati all’horeca: si pensi, ad esempio, a Ca’ del Bosco, peraltro distribuito soprattutto in Italia. Tuttavia, proprio i risultati ottenuti nella ristorazione durante l’estate fanno ben sperare il ceo. “Quando i ristoranti hanno potuto lavorare, è andata davvero bene: Santa Margherita ha performato a doppia cifra e Ca’ del Bosco addirittura a tripla cifra”.
Per il 2021, Garofalo ha definitivo gli obiettivi. “Siamo ottimisti e, con quel che abbiamo già messo in pista, pensiamo di tornare a fine anno al fatturato del 2019. Non mi aspetto un primo semestre effervescente, ma credo e mi auguro, per noi e per tutto il sistema vino, che da giugno in poi si possa far meglio del 2020. La preoccupazione riguarda la tenuta complessiva del sistema e il fatto di non poter operare con prospettive chiare in ambito horeca”.
Il supporto alla ristorazione, da parte del gruppo che comprende dieci tenute in sei aree vitivinicole, è fuori discussione. “Il vino è convivialità, e il consumo fuori casa resterà sempre importante. Nel frattempo, il gruppo ha aumentato i propri investimenti mirati al cliente finale, ampliando il numero di contatti con i consumatori e sviluppando il canale e-commerce che diventa anche un veicolo di comunicazione. Non apriremo un nostro e-store diretto, ma stiamo considerando la strada del wine club, che non entra in competizione con enoteche e ristoranti e al tempo stesso ci permette di aumentare la notorietà dei marchi”, evidenzia il ceo. Nel frattempo continuano gli investimenti programmati, in linea con il piano industriale già adottato. Negli ultimi 15 anni il gruppo ha investito oltre 300 milioni nei territori dove opera e altri 15 sono previsti per l’anno in corso, che vedrà tra le altre cose il completamento della nuova cantina di Cà Maiol in Lugana.
Il 2020, al di là dei risultati di bilancio, potrà essere ricordato in Santa Margherita anche per due good news. La prima è la conquista del premio Cantina dell’Anno assegnato dalla Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso. La seconda è la realizzazione di sette posti di terapia intensiva presso l’ospedale di Portogruaro, risultato di una donazione per un milione di euro da parte del gruppo e delle altre società riconducibili alla famiglia Marzotto.