Da tre anni Vinitaly lavora non per aumentare, ma per diminuire il numero di visitatori. L’obiettivo è qualificare il livello delle presenze, diventando sempre più la piattaforma del vino italiano nel mondo.
Da 150 a 128 mila visitatori nel giro di tre edizioni. Letti con l’ottica tradizionale delle fiere, i dati di Vinitaly tra il 2015 e il ‘17 potrebbero apparire disastrosi, ma la verità è un’altra: è tutto voluto. Ridurre fa bene, perché la fiera aveva bisogno di alzare il livello limitando (se non bloccando) l’accesso ai curiosi e permettendo agli addetti ai lavori di ragionare di vini e degustare le novità in un contesto professionale. Così, per raggiungere l’obiettivo senza perdere l’identità festosa della kermesse veronese del vino, l’organizzazione di Veronafiere ha ideato una serie di eventi fuori salone con la sigla “Vinitaly and the city” che da quest’edizione si fa in quattro, aggiungendo al programma della città di Giulietta e a quello di Bardolino (altra wine city sul Lago di Garda, già protagonista lo scorso anno) anche le iniziative a Valeggio sul Mincio, la città del tortellino, e a Soave, località ben nota agli esperti enoici. “Siamo stati l’unico organizzatore fieristico ad aver dichiarato di voler decrescere nel numero delle presenze generiche, aumentando al contempo quelle professionali, e ad esserci riuscito”, ha sottolineato Maurizio Danese, presidente della società fieristica scaligera, durante la presentazione a Roma dell’edizione 2018, la 52ª nella storia di Vinitaly. “Il lavoro non è ancor terminato, ma siamo sulla buona strada”, ha precisato il numero uno di Veronafiere, sottolineando il risultato raccolto in termini di espositori: gli spazi sono sold out già da dicembre. A Vinitaly, dal 15 al 18 aprile, esporranno più di 4.310 espositori per una superficie netta di 100 mila metri quadrati.
PATTO CON PARMA
Vinitaly è senz’altro il brand più importante tra quelli in possesso di Veronafiere che tuttavia, come ha ricordato Danese durante il meeting nella capitale, organizza una settantina di manifestazioni di cui cinquanta in Italia e venti all’estero ed è proprietaria della quasi totalità dei marchi fieristici con cui opera nel mercato. Lo scorso anno è stato caratterizzato dalla trasformazione del vecchio ente fiere veronese in società per azioni, una svolta accompagnata da un piano industriale che prevede 94 milioni di investimento entro il 2020 concentrati su cinque asset di crescita. I primi risultati del piano sono già visibili, ad esempio la ristrutturazione delle Gallerie Mercatali, manufatti di archeologia industriale utilizzati già per questa edizione di Vinitaly. Tra gli interventi già decisi e in fase di realizzazione compare il raddoppio dei posti auto nei parcheggi in viale dell’Industria, per oltre 16 milioni di euro, e altri progetti di riqualificazione dell’area. Altrettanto importante è la parte legata ai piani di internazionalizzazione di Vinitaly, che si pone come vera e propria piattaforma per far crescere il vino italiano nel mondo non soltanto attraverso l’incoming dei buyer esteri a Verona, ma anche organizzando eventi e seminari worldwide. La novità dell’anno riguarda il Brasile, dove dal 26 al 29 settembre sarà di scena Wine South America, iniziativa fieristica organizzata tramite la controllata Veronafiere do Brasil e che guarda a tutto il continente latinoamericano, con una forte presenza annunciata di produttori italiani. Inoltre, alla fine del 2017, le fiere di Verona e Parma hanno costituito la società Vpe (Verona Parma Exhibition) per promuovere con forza il wine and food italiano nel mondo, patto strategico tra le società che operano nei rispettivi mondi con Vinitaly e con Cibus ovvero le due manifestazioni di riferimento per il comparto agroalimentare. I primi risultati di questa newco sono la realizzazione di Wi.Bev, evento in programma il 4-5 dicembre e dedicato alle tecnologie del beverage, e l’acquisizione del 50% delle quote di Bellavita Expo, società con sede a Londra e specializzata nella promozione del food italiano tra i buyer dell’horeca, decisa da Vpe per presidiare aree nelle quali Bellavita organizza o partecipa a fiere regionali: Thailandia, Messico, Polonia, Paesi Bassi, Regno Unito e Germania.
VERSO I 50 MILA ESTERI
Internazionale, green e digitale sono i temi centrali dell’edizione 2018 di Vinitaly che oltre a far segnare il record di occupazione, mostra anche un aumento del 25% del numero di espositori esteri presenti all’interno del padiglione International Wine Hall. E grandi attese sono riposte nell’arrivo di buyer esteri, a conferma di un trend ormai consolidato e che ha garantito lo scorso anno 48 mila presenze straniere, di cui oltre 30 mila erano compratori accreditati. “Sono circa 1.300 gli incontri già fissati tra aziende e buyer”, ha evidenziato il presidente Danese. Alla sempre più rilevante tendenza green sono dedicate le aree VinitalyBio, salone del vino biologico certificato organizzato in collaborazione con Federbio, ViViT-Vigne Vignaioli Terroir in collaborazione con l’associazione Vi.Te e infine la collettiva Fivi per le aziende che fanno riferimento alla Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti. Quanto al digitale, è attivo da quest’anno Vinitaly Directory, portale web realizzato in tre lingue (inglese, cinese e italiano) e pensato per consentire un matching b2b tutto l’anno, progettato lungo la linea del nuovo sviluppo di servizi digitali previsto dal piano industriale. La directory online comprende già 13 mila vini e 4.319 espositori internazionali e il format comune mette in evidenza in maniera omogenea le informazioni richieste dai buyer per una conseguente selezione dei produttori, dalle fasce di prezzo ai territori di origine fino ai canali serviti e ai mercati di riferimento di quei vini.