Un ambiente dinamico e in crescita, ma che dovrebbe aumentare le sinergie con il sistema finanziario per incrementare la propria solidità. È la fotografia delle start-up food italiane scattata dal Food Industry Monitor, l’osservatorio sulle performance del food and beverage sviluppato dall’Università di Scienze Gastronomiche in collaborazione con Ceresio Investors.
L’osservatorio, nello specifico, ha analizzato circa 3.367 aziende nate negli ultimi dieci anni e attive in 14 comparti del settore food. Tra questi, il lattiero-caseario, la pasta e il food equipment sono risultati i più dinamici in termini di nuove imprese create.
Le neonate aziende hanno dimensioni relativamente limitate: il 79% ha ricavi inferiori al milione di euro e il 49% ha meno di cinque dipendenti. Nel periodo 2015-2021, i ricavi delle start-up sono cresciuti di oltre il 23%, ovvero più dell’intero settore food che è cresciuto del 3,7 per cento. Un risultato su cui ha inevitabilmente influito la pandemia, in quanto nel 2020 la crescita annuale del fatturato aggregato delle start-up è stata inferiore all’8%, ovvero il dato “significativamente più basso degli ultimi dieci anni”.
La marginalità commerciale (Ros medio nel periodo 2015-2021) delle nuove imprese è al 3,1%, contro il 6% del food.
Le aziende analizzate sono state inoltre distinte in tre categorie: start-up indipendenti, start-up sostenute da un investitore industriale e start-up sostenute da investitori finanziari. Quelle sostenute da un investitore industriale hanno registrato performance di crescita leggermente superiori nel periodo considerato, tuttavia le start-up indipendenti hanno registrato le migliori performance in termini di marginalità commerciale.
“Il settore è estremamente dinamico in termini di nuove imprese – commenta Alessandro Santini, head of corporate and investment banking di Ceresio Investors – e questo assicura un ricambio di tipo imprenditoriale, che è molto importante per lo sviluppo futuro”.
“Tuttavia – prosegue Santini – se si guardano i dati sulla struttura finanziaria, si rileva come il tasso di indebitamento iniziale delle aziende sia più del doppio rispetto a quello dell’intero settore food e come oltre l’80% delle imprese sia nato in modo indipendente, ovvero senza il supporto di investitori. Sarebbe auspicabile una maggiore interazione con il sistema finanziario e con partner dotati di un robusto know-how industriale perché questo potrebbe garantire un’accelerazione delle performance di crescita e una struttura finanziaria più solida”.
I risultati completi verranno diffusi in occasione del consueto convegno annuale che si terrà a Pollenzo il prossimo 12 luglio.