Pasta Sgambaro mette a segno un incremento del 6% nel 2020, esercizio chiuso con 21 milioni di fatturato, principalmente grazie all’export, dove l’azienda veneta ha ottenuto un +18% con l’ingresso in nuovi mercati in Europa e nel sud-est asiatico e consolidando le proprie posizioni negli Stati Uniti. “Nel medio periodo prevediamo una crescita della quota estero a un 30% del fatturato annuale”, afferma Pierantonio Sgambaro, co-amministrazione delegato del pastificio insieme al fratello Roberto.
Nel frattempo Sgambaro ha avviato il proprio e-commerce diretto, mettendo in vendita sia la linea Etichetta Gialla, prodotta con il grano mono-varietale “Marco Aurelio” selezionato dall’azienda in collaborazione con la Società Italiana Sementi (Sis) e un gruppo di agricoltori di Emilia Romagna, Puglia e Lazio, sia la linea Bio che include pasta prodotta con grani e cereali speciali come farro e quinoa. Sgambaro è stato tra i pionieri del segmento biologico in Italia e oggi detiene la leadership nel kamut e nel farro dicoccum con una quota di mercato del 24% in grande distribuzione.
Nel frattempo, si rafforza il legame tra il pastificio di Castello di Godego (Treviso) e la filiera made in Italy del grano duro, che ha permesso a Sgambaro di ottenere una pasta partendo da una materia prima priva di diserbanti come il glifosato o di antiparassitari usati per conservare il grano, in particolare durante il trasporto via nave. Un processo, quello del grano 100% italiano, che compie ora vent’anni, essendo iniziato nel 2001 per Pasta Sgambaro.
Ora la sfida è legata alla sostenibilità, estesa al fronte delle spedizioni. Dopo aver sostituito la plastica con la carta in tutti i materiali legati all’imballaggio e aver realizzato sacchetti 100% riciclabili, Sgambaro punta a sensibilizzare i clienti all’acquisto di un ordine minimo di 5 chilogrammi di pasta per limitare le emissioni. L’attività di logistica rientrerà nel percorso Climate Positive intrapreso dall’azienda lo scorso anno con l’obiettivo di arrivare, entro il 2030, a catturare più anidride carbonica di quanta emessa in ogni fase della propria attività.