Nel 2017 le prime dieci aziende specializzate hanno tutte aumentato i ricavi e le prime stime 2018 indicano un consolidamento. Lo scenario, dopo l’acquisizione di Franciacorta (secondo player nazionale) da parte di Stock, è destinato a mutare. In generale, i trend sono: invecchiamento, monovitigno e lancio di prodotti dedicati alla mixology
Con l’acquisizione di Distillerie Franciacorta da parte del gruppo Stock, annunciata alla fine di gennaio, è avvenuta una significativa concentrazione nel mondo della grappa, attraverso l’unione della dinamica realtà di Gussago (Brescia) con la storica attività del brand Julia, appartenente a Stock. La mossa rappresenta una conferma dell’appeal di quello che viene considerato, a ragione, il prodotto più rappresentativo della distillazione made in Italy. E intanto i fatturati della grappa continuano a crescere. +6% NEL 2017 Secondo lo studio realizzato da Pambianco Strategie di Impresa sui bilanci del 2017, il giro d’affari delle prime dieci aziende specializzate nella produzione di grappa ha raggiunto quota 211 milioni, 13 milioni in più del 2016, con una progressione annua di oltre il 6 percento. Ed è positiva anche la situazione registrata sul versante della marginalità, con un rapporto ebitda su fatturato superiore al 10 percento. In vetta alla graduatoria compare Umberto Bonollo, forte di una crescita a doppia cifra (+12%) nell’anno preso in considerazione. L’azienda veneta, proprietaria del marchio Bonollo Of, presenta una marginalità perfettamente allineata alla media di settore (11,1%). In seconda posizione compare proprio la società acquisita a gennaio, Distillerie Franciacorta, che grazie a un balzo del 7,3% ha sorpassato la modenese Distillerie Bonollo, anch’essa in crescita ma “soltanto” del 3,4%, finendo così terza a 30,3 milioni contro i 30,9 del marchio finito nell’orbita di Stock. A seguire, in classifica, compaiono la trentina Marzadro al quarto posto e la trevigiana Bonaventura Maschio al quinto. Tutte le aziende presenti nella top ten della grappa hanno guadagnato terreno rispetto al 2016 e le migliori in termini di marginalità percentuale sono la piemontese Berta, con oltre il 27% di ebitda.
COCKTAIL E MEDITAZIONE
Il leader di classifica del 2017 appare in salute e dichiara, anche per il 2018, un ulteriore incremento del giro d’affari. “Siamo contenti, la tendenza è stata positiva perché in un mercato flat, abbiamo ottenuto un +2,5% nel canale horeca”, afferma Elvio Bonollo. “Questo risultato premia gli sforzi e gli investimenti fatti per acquisire una posizione di riferimento con il marchio Of, creato ormai vent’anni fa per operare nella direzione qualitativa”. La quota di Of sul giro d’affari complessivo di Umberto Bonollo è pari al 20%, con il restante 80% rappresentato perlopiù da grappa base e con una parte residua di liquoristica. Intanto l’export di Umberto Bonollo ha raggiunto una percentuale significativa, per un prodotto tendenzialmente legato al mercato domestico come la grappa: si parla di un 30%, legato innanzitutto ai mercati consolidati delle vendite oltreconfine ai quali però si sta aggiungendo sempre più il nord America, dove Bonollo è entrato con un progetto di grappa destinata alla mixology denominata Gra’It. Al di là del mondo cocktail, Elvio Bonollo, che è anche presidente dell’Istituto nazionale grappa, osserva il costante spostamento del trend verso il prodotto invecchiato. “Nel nostro caso, il peso della grappa long age è aumentato del 3% e si tratta di un trend particolarmente positivo, perché avvicina un target di consumo differente al nostro mondo”. Dal Veneto al Trentino, anche Marzadro vive una situazione di sviluppo e dopo aver superato i 20 milioni di ricavi nel 2017, mettendo a segno un +5% di fatturato, le prime stime del 2018 indicano una conferma della marginalità e un ulteriore aumento di ricavi, pur contenuto. “Il 2018 è stato un anno generalmente più calmo per l’economia – spiega Alessandro Marzadro, direttore marketing della distilleria con sede a Nogaredo – e il 2019 non sarà diverso. L’obiettivo è confermare, dopo aver messo a segno due ottimi risultati nel biennio precedente, perché le prospettive soprattutto nell’horeca appaiono meno favorevoli”. E se in Italia il ritmo appare piuttosto lento, è all’estero che Marzadro punta a raccogliere un risultato più favorevole. Dall’export dipende il 25% delle vendite e oltre all’area Dach (Germania, Svizzera e Austria), tradizionale destinazione della grappa, l’azienda sta ottenendo soddisfazioni in Benelux, Repubblica Ceca e in altri Paesi europei. “Quel che è già accaduto in Italia – sottolinea Marzadro – ora sta avvenendo anche in Europa. La grappa, da prodotto di fine pasto, viene sempre più considerato uno spirito da meditazione, l’alternativa ad altri distillati. E questa trasformazione impone anche un cambiamento di immagine e comunicazione”.
MUSEI DELLA GRAPPA
Per Jacopo Poli, titolare delle Distillerie Poli di Schiavon (Vicenza), investire nell’export è certamente la strada più efficace per centrare l’obiettivo della crescita. L’azienda ha superato gli 11 milioni di ricavi nel 2017 con il 40% delle vendite oltreconfine, decisamente sopra la media nazionale, e con elevata marginalità (27% di ebitda su fatturato). “L’obiettivo – sostiene Poli – è arrivare al 50% di export e per me, che viaggiando nel mondo fin da bambino a fianco di mio padre vedevo tutti i distillati tranne la grappa, la crescita al di fuori dell’Italia rappresenta una specie di vocazione. La grappa se lo merita, perché nel tempo i distillatori hanno fatto un grande lavoro qualitativo e quella che beviamo oggi è più buona e delicata”. Ciò non significa che Poli non stia investendo in Italia, a cominciare dall’accoglienza nello stabilimento e museo di impresa di Schiavon, dove ha aperto anche uno dei tre punti vendita assieme a quello di Bassano, anch’esso con annesso museo inaugurato nel 1993, e all’ultimo nato a Venezia. “La grappa – afferma Poli – ha bisogno di essere raccontata, attraverso il contatto umano. Noi vogliamo far vivere un’esperienza al cliente finale ed è per questo che, non disponendo di mezzi necessari per realizzare campagne di comunicazione o attività ad ampio spettro, abbiamo puntato su alcune azioni a nostro avviso più efficaci, tagliando invece i costi della partecipazione alle fiere”. La crescita c’è, ma non assilla Poli. “Non abbiamo mai guardato al fatturato, non è mai stato un obiettivo. L’ho sempre considerato un premio, un indice di gradimento del mercato verso l’azienda”.
LE GRAPPE DOC
Per Roberto Castagner, nono in classifica e autore di un ottimo +10,8% nel 2017, sono tre le macro tendenze in atto. La prima è legata al prodotto monovitigno, trainato dal successo delle tipicità vinicole italiane dalle cui vinacce trae origine: ed è consequenziale che le più brillanti siano quelle di Amarone, Brunello e Prosecco, in particolare della subzona di Cartizze. “Questo vale particolarmente per l’estero, dove la grappa resta poco conosciuta e certamente poter mettere in etichetta il nome di una grande denominazione italiana rappresenta un cavallo di battaglia da utilizzare in prospettiva”, afferma il titolare della società Acquavite, proprietaria del brand Castagner. Il secondo è il già citato trend del prodotto invecchiato, che impone alle distillerie italiane un notevole sforzo finanziario. “Oggi arriviamo fino a vent’anni di maturazione in botte. Aspettare è premiante, perché aumenta il valore della grappa e permette di valutare le differenze tra un’annata e l’altra, attraverso vere e proprie verticali. Inoltre, le aziende si stanno dotando di barricaie sempre più importanti e sono anche belle da visitare, con prospettive di crescita turistica. Le banche hanno compreso la bontà della direzione e il prodotto stesso diventa una garanzia per la concessione di finanziamenti”. E Castagner cita come esempio l’operazione conclusa lo scorso anno con Banco Bpm con una formula di finanziamento garantita dal prodotto atto a invecchiare. La terza tendenza riguarda l’innovazione di prodotto, come il lancio della grappa ice con cappottino termico effettuato la scorsa estate o come Casta, il prodotto creato per realizzare i cocktail e supportata con una campagna di comunicazione mirata innanzitutto ai bartender. “Ci vorranno anni – conclude Castagner – ma il progetto è ben definito e sono convinto che in ogni scaffale dei bar comparirà, in un futuro non troppo lontano, una grappa adatta per la miscelazione”.