Tenute Sajni Fasanotti è un nome nuovo del vino trentino, essendo stata fondata nel 2019 dall’imprenditore della gascromatografia Umberto Saini Fasanotti, già proprietario di Dani Instruments poi ceduta in maggioranza alla multinazionale Perkin Elmer. L’azienda vitivinicola di Mori, che dispone di 10 ettari vitati sulle pendici del monte Baldo, ha però già le idee chiare sul proprio modello di business e vuole intercettare i flussi turistici destinati al lago di Garda con un investimento già pronto, che attende solo il ritorno alla normalità per essere inaugurato. Si tratta di una cantina di affinamento con annessi wine shop, sala degustazione e ristorazione. Lo spazio sorge lungo la strada che collega Rovereto a Riva del Garda.
“Abbiamo acquistato una ex concessionaria di automobili a Mori e l’abbiamo trasformata in un piccolo centro di degustazione per i nostri vini”, racconta a Pambianco Wine&Food Massimiliano Saini Fasanotti. “La posizione è strategica, punto di passaggio di clienti privati e autobus turistici, e in zona c’erano poche alternative per fare acquisti”, aggiunge la sorella Federica Saini Fasanotti. La tenuta comprendeva una proprietà immobiliare, Maso Palt, immersa tra le vigne ma più scomoda da raggiungere e in ogni caso difficile da adattare a un progetto di cantina, mescita, vendita e ristorazione. Tutto è pronto per l’apertura. “Abbiamo già lo chef, ma non avrebbe senso partire ora che non ci sono i turisti. Attendiamo la primavera”, affermano Massimiliano e Federica.
L’iniziativa nei vini costituisce una diversificazione rispetto agli interessi iniziali della famiglia e una modalità di investimento dopo la cessione, risalente al 2018, di Dani Instruments a Perkin Elmer. Dopo il primo acquisto di 5 ettari, ne sono arrivati altri 5 con l’obiettivo di entrare in Trentino operando nella nicchia di alta qualità e portando avanti i vitigni tipici del territorio, recuperando ad esempio l’ormai raro Enantio da cui Tenute Sajni Fasanotti produce uno dei suoi rossi di punta, Selvaticum, ora in distribuzione con l’annata 2016. E poi ci sono Teroldego, Marzemino, Moscato Giallo e i diversi uvaggi internazionali utilizzati anche per la produzione del metodo classico Trentodoc.
La prima vendemmia gestita direttamente dalla famiglia è stata la 2020, ma l’acquisizione dell’azienda esistente permette a Tenute Sajni Fasanotti di disporre oggi di un portafoglio consolidato di referenze, potendosi peraltro appoggiare alla vicina Cantina di Aldeno per la vinificazione. “Come nella gascromatografia, dove misurandoci con colossi internazionali siamo riusciti a farci spazio, anche nel vino proveremo a emergere proponendo cose particolari e senza diventare schiavi dei volumi. Ora siamo sulle 20mila bottiglie, con l’obiettivo di arrivare a quota 60-70mila. Per la distribuzione, punteremo sulla vendita diretta e in store e sulla nostra rete di relazioni, per poi affidare al canale horeca i vini selezionati”, affermano Massimiliano e Federica Saini Fasanotti. I loro vini hanno ottenuto immediati apprezzamenti e punteggi alti dalle guide specializzate. “La nostra visione aziendale – precisano – è basata sull’investimento in uve locali e anche antiche. Le viti che abbiamo acquistato sono di qualità straordinaria e pienamente produttive. La posizione della Tenuta, alle pendici del monte Baldo e vicino al Garda, è davvero magnifica. Una posizione benedetta”.