Francia e Italia trainano le vendite di Sagna. L’importatore e distributore piemontese, nato nel 1928 per iniziativa del Barone Amerigo Sagna, ha chiuso il 2022 con un fatturato di circa 36 milioni di euro (+17%) e un milione e 50mila bottiglie vendute (+200mila sull’anno precedente) di circa 40 realtà vinicole, e guarda ora a un 2023 sì incerto ma iniziato con una crescita in doppia cifra.
“Il 2022 è stato un anno estremamente positivo, il migliore della nostra storia”, racconta a Pambianco Wine&Food Carlo Alberto Sagna. “I risultati complessivi sono stati ottimi in termini di volume e valore, e anche a livello di qualità di lavoro sul territorio, ovvero di posizionamento e salute del mercato. Ciò non toglie che l’anno sia stato comunque complesso per diverse ragioni, in primis per quanto riguarda la fornitura di prodotti, su cui ha inciso la drammatica scarsità di materie prime che ha comportato out of stock molto prolungati durante l’anno e per i produttori meno organizzati ciò ha particolarmente inciso sulle vendite”.
Senza sorprese, il prodotto trainante è stato lo Champagne (il gruppo è distributore di Louis Roederer dal 1988) che, già dal 2021, “vede un interesse esplosivo da parte del mercato”. Lo scorso anno, per esempio, “il primo trimestre è stato il migliore della storia complice la vendita di Champagne che, se prima era prettamente concentrata nel periodo natalizio, ora risente di una tendenza alla destagionalizzazione, anche se il Natale la fa comunque da padrone”.
Inoltre, rimanendo sui vini d’Oltralpe, c’è stato un “boom incredibile” anche con i rosé provenzali che hanno superato le 40mila bottiglie grazie all’incremento pari all’80% dei prodotti che non sono sottoposti ad assegnazione. “Per Domaine Ott, il nostro esponente della categoria, è stato un risultato storico”.
Ma non solo Francia. Nell’anno l’azienda ha registrato una forte crescita di prodotti italiani, grazie anche all’introduzione di quattro nuove realtà a portafoglio: Canalicchio di Sopra (Montalcino), Querciabella (Chianti), Hauner (Isole Eolie) e Palmento Costanzo (Etna). Questi nuovi ingressi, unitamente a una crescita organica, hanno comportato un aumento del fatturato del 96% per la categoria, arrivata a generare 6 milioni di euro. “Il nostro obiettivo è continuare a incrementare il portafoglio dei prodotti italiani, reintrodotti solo negli ultimi anni, lavorando con realtà famigliari come la nostra e quindi orientate a portare avanti una collaborazione a lungo termine”.
In termini di distillati, invece, l’azienda ha in portafoglio diverse referenze che spaziano da Panarea Gin al Cognac Delamain al Rhum J.M fino al Calvados di Lecompte. “Per quanto ancora siano una piccola fetta, stiamo crescendo in modo importante con rum e gin”, spiega Sagna. Inoltre “ci stiamo guardando seriamente attorno per introdurre Tequila e Mezcal. Non è facile trovare le giuste condizioni, c’è una concorrenza molto feroce sui distillati, soprattutto per ciò che riguarda la mixology, ma vogliamo crescere in questo segmento e faremo nuove introduzioni”. Nel frattempo, “notiamo un’attenzione importante sui vecchi millesimati di Armagnac, in grado di offrire un rapporto qualità-prezzo vincente rispetto ad altri distillati francesi più conosciuti ma anche più costosi”.
Per quanto riguarda il 2023, “è un grandissimo punto interrogativo. Il primo trimestre si è chiuso in modo particolarmente positivo, considerando poi che il Q1 del 2022 è stato il migliore di sempre: abbiamo realizzato un +84% sul 2019 e un +10% sul 2022. Quest’ultimo dato però è viziato da alcune situazioni, in primis dalle diverse politiche per quanto riguarda le assegnazioni dello Champagne – più controllate e regolate – che, se escluso dal conteggio, ci porta a un +29% sull’anno precedente”, conclude Sagna.