Nei mercati extra Ue, il vino italiano cresce a un passo più veloce di quello dei competitor, spinto dal boom di esportazioni in Russia nel primo trimestre dell’anno. A Mosca e dintorni, nel periodo considerato, l’import di vino italiano è aumentato di oltre il 53%, per un controvalore superiore ai 44,6 milioni di euro, tale da riportare la Russia sul podio delle destinazioni extra europee dietro Usa e Canada, sorpassando il Giappone che perde oltre il 4% e si piazza quarto con 32,4 milioni di euro. Tra i protagonisti di progressi a doppia cifra compaiono la Cina, che cresce del 16% e si piazza quinta sfiorando i 32 milioni di euro che diventano oltre 40 sommando anche Hong Kong (+48%), Australia (+11,8%) e Brasile (+34%).
In vetta alla classifica, gli Stati Uniti consolidano il primato con un valore di circa 381,6 milioni di euro nel trimestre (+4,28%), mentre il Canada cresce del 7,67% e si piazza al secondo posto con quasi 79 milioni di dollari. Tra i due si inserisce la Svizzera, conteggiata in quanto destinazione non comunitaria, il cui apporto è di oltre 85,3 milioni di euro.
L’analisi condotta dall’Osservatorio Paesi terzi di Business Strategies nei 12 mercati principali delle importazioni extra Ue, che messi assieme raggiungono il 96% delle importazioni di vino, conferma la Francia come top player in valore, pari a 1,269 miliardi di euro, davanti all’Italia con 710 milioni di euro. La marcia italiana è più veloce di quella francese, +6,3% contro +3,9%, ed è di poco superiore alla media mondiale degli scambi (+6,1%). Meglio dell’Italia ha fatto solo il Cile, protagonista del sorpasso in valore sulla Spagna ottenuto con un eccellente +17,8 percento.
“Tra le note positive – afferma in una nota Silvana Ballotta, CEO di Business Strategies – c’è sicuramente la performance in Cina, dove a fronte di una fase di riflessione della domanda (+1,3%) l’Italia con un incremento del 15,9% fa meglio di gran parte dei suoi competitor. È presto per dire che qualcosa sta cambiando nel principale mercato del futuro, anche se avvertiamo più di un segnale che avvalora un cambio di rotta in nostro favore. Segnali che riscontriamo anche dalla risposta ai sempre più richiesti corsi sul vino made in Italy, che organizziamo in 9 città cinesi”.