Circa un terzo del capitale riservato agli investimenti da parte di Ruffino da qui al 2025, intorno agli 8 milioni di euro, sarà dedicato alla sostenibilità. È quanto comunicato da Sandro Sartor, presidente e AD dell’azienda toscana di Pontassieve che fa parte del gruppo americano Constellation Brands, durante la presentazione del suo quarto ‘Bilancio di Sostenibilità’.
“Siamo partiti quando non ce lo chiedeva nessuno e non c’era alcun vantaggio economico, come d’altronde non ce n’è ancora adesso – ha continuato il manager –. Ma era ed è la cosa giusta da fare. Anche perché sono convinto che quando la generazione Z chiederà conto della sostenibilità alle aziende, non accetterà quelle che lo fanno da poco, solo per marketing o convenienza”.
“Manca una certificazione da parte del Ministero”
Nel bilancio di sostenibilità di Ruffino, certificato da Dnv e relativo all’anno fiscale 2022 (1 marzo 2021-28 febbraio 2022), vengono riportate tutte le azioni intraprese dall’azienda all’interno del programma denominato “Ruffino Cares”, relativamente all’ambiente, ai temi della diversità e dell’inclusione, dell’impegno verso gli altri e il bere responsabile.
Molti i risultati ottenuti sia nel settore ambientale – ad esempio la riduzione del 13% dei rifiuti e la certificazione Biodiversity Friend per il 100% delle tenute –, che sociale – dei 229 dipendenti il 51% è compreso tra i 30 e i 50 anni e vengono attuate internamente politiche di inclusione dei ragazzi con disabilità e dei rifugiati politici – ed economico – il 99% del valore economico generato è stato distribuito agli stakeholder. Tra gli obiettivi da qui al 2025 la riduzione del 15% delle emissioni, l’aumento del 15% dei rifiuti mandati al riciclo, la decisione di avere il 100% dei vini certificati sia biologici che sostenibili.
E a proposito della creazione di una certificazione della sostenibilità da parte del ministero dell’agricoltura, l’attuale MESAF, Sartor si è detto particolarmente favorevole, auspicando un’accelerazione di questo percorso. ”Sarebbe determinante e darebbe impulso a quelle aziende che ora non vedono in questo momento un vantaggio nella sostenibilità”.
Vendite in crescita, bene il mercato USA con la svalutazione dell’euro
L’azienda – 4 società, 9 tenute delle quali 6 in Toscana e 3 in Veneto, 5mila tonnellate di uva gestita per produrre poco meno di 29 milioni di bottiglie all’anno, suddivise in 37 etichette – ha chiuso l’ultimo anno fiscale con 123,2 milioni di euro di fatturato e anche quest’anno tutto sembra procedere per il meglio. “A ottobre avevo detto che se fosse continuato così ci avrei messo la firma e confermo” spiega a Pambianco Wine & Food ancora Sartor. “Questo sebbene a novembre abbiamo registrato un rallentamento”.
Sul fronte delle previsioni sul settore recentemente diffuse da Uiv (Unione Italiana Vini) – calo del margine delle aziende del vino al 4% e fatturato in discesa del 16% – Sartor, che è anche vice presidente di questo organismo, conferma la correttezza dei dati. “Gli aumenti dei costi che le aziende del vino hanno subito sono elevatissimi, tra il 10 e il 15 per cento. Quando nel 2023 i prezzi dei listini aumenteranno, la marginalità non verrà recuperata. E non credo che tutte le aziende potranno comunque riversare sul mercato gli aumenti dei costi, soprattutto chi lavora con la Gdo, che non li accetterà”.
Qualche buona notizia, però, secondo l’AD di Ruffino arriva da chi lavora molto con gli Usa, come la stessa azienda toscana che esporta sul mercato a stelle strisce circa il 55% dell’export complessivo. “La svalutazione dell’euro di circa il 10% aiuta, perché in questo caso gli aumenti di listino in dollari sono quasi neutri, praticamente sotto l’inflazione americana, quindi accettabili. L’export americano è certamente una valvola di sfogo importante per le aziende”.