La chiusura dei ristoranti nelle zone rosse e arancio, decisa dall’ultimo Dpcm che entra in vigore oggi, venerdì 6 novembre, è l’ennesimo colpo a un settore già provato dal lockdown iniziato a marzo e proseguito fino a maggio inoltrato. E in attesa di capire quando le attività potranno ripartire nelle sei regioni interessate dal provvedimento di chiusura totale (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Calabria come zone rosse, Puglia e Sicilia come zone arancio), e che destino avranno le attuali regioni caratterizzate dal livello giallo, dove comunque la chiusura delle attività resta confermata alle ore 18.00, si prova a fare una stima dei danni di questo 2020.
Il calcolo di Ismea è di un impatto complessivo per 41 miliardi di euro. L’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare ha infatti calcolato “un arretramento della spesa per consumi alimentari fuori casa del -48% rispetto al 2019, per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro”. Una parte di questa perdita andrà a vantaggio della distribuzione moderna e tradizionale che, sempre per il 2020, “potrebbe portare a un incremento della spesa domestica pari al +7%, per un valore corrispondente di circa 11,5 miliardi di euro”. Ad ogni modo, specifica Ismea, “”Il bilancio della spesa finale complessiva per prodotti agroalimentari sarà quindi di quasi 30 miliardi di euro in meno (-12%)”.
E l’impatto dell’horeca in crisi pesa anche sui conti del vino e delle bevande alcoliche. Ad affermarlo è Federvini, evidenziando come le nuove norme che limitano ulteriormente gli spostamenti e rendono ancora più problematica l’apertura dei pubblici esercizi, al di là dei colori abbinati alle diverse regioni, si concentrino ancora una volta su settori produttivi ben precisi.
“Avevamo ipotizzato una riduzione intorno al 30% del fatturato delle nostre aziende nel fuori casa – bar, ristoranti, locali, alberghi – sul 2020. Questa cifra oggi andrà rivista in modo deciso verso l’alto con pesanti ripercussioni sugli investimenti e sui contributi fiscali allo Stato per il 2021”, ha commentato Sandro Boscaini, presidente dell’associazione confindustriale del comparto wine&spirits. Aggiungendo che: “Le principali filiere dell’agroalimentare italiano, con un valore di 40 miliardi di euro, non possono pagare un conto così salato”.