Maggiore imprevedibilità del mercato e riduzione delle aziende operanti nel settore. Sono questi gli effetti del Covid-19 sul comparto vinicolo secondo Sergio Dagnino, fondatore e amministratore delegato di Prosit. “Il mondo vino è frammentatissimo, pieno di aziende meritorie, ma troppo piccole, e una selezione naturale è iniziata”, spiega in occasione del primo Pambianco–PwC Wine&Food Summit l’AD del gruppo partecipato da Made in Italy Fund, il fondo di private equity promosso e gestito da Quadrivio e Pambianco.
Nel frattempo, Prosit prosegue a ritmo serrato il proprio progetto di espansione, dopo aver di recente finalizzato una partnership strategica con l’importatore statunitense Votto Vines, e si avvicina sempre di più all’obiettivo di costituire un polo da oltre 100 milioni di euro entro il 2022. Attualmente, la holding è composta dalla cantina veneta Collalbrigo, dalla pugliese Torrevento e dall’abruzzese Nestore Bosco, che è stata nel 1968 la prima esportatrice negli Usa del Montepulciano d’Abruzzo.
“Stiamo lavorando per completare il portafoglio con le cinque regioni più importanti per la fascia premium dei vini italiani”, rivela Dagnino. “Siamo abbastanza a buon punto e contiamo entro l’anno di arrivare al 70%, avendo Puglia, Abruzzo, Veneto e Toscana, mentre qualche altra regione ce la teniamo per l’anno prossimo”.