L’anno d’oro del Prosecco doc si chiude con due notizie significative. La prima riguarda l’accordo concluso con Russia e Canada sulla procedura di riconoscimento dell’indicazione geografica Prosecco, in chiave anticontraffazione. “Si tratta di una novità senza precedenti in quanto, per la prima volta entra il termine Prosecco negli elenchi delle indicazioni geografiche di questi due importanti paesi” afferma Stefano Zanette, presidente del consorzio di tutela con sede a Treviso, che ora punta ad aumentare l’asticella della protezione nel mercato statunitense dove nel mese di dicembre si sono verificati episodi particolarmente gravi di utilizzo irregolare del marchio, con alcune produzioni di Prosecco non provenienti dallo specifico territorio di produzione (5 province del Veneto e 4 del Friuli Venezia Giulia) che riportavano la dicitura ‘denominazione di origine controllata’ e ‘made in Italy’. “Mai successo prima” sbotta Zanette. Il consorzio ha subito attivato le istituzioni italiane nei confronti degli enti americani preposti al controllo, intervenuti su sollecitazione anche dell’ambasciata italiana a Washington. La seconda notizia riguarda la produzione sulla base della vendemmia 2015 che raggiungerà 360 milioni di bottiglie, meno delle 400 milioni ipotizzate nei mesi scorsi e insufficienti a placare la “sete di Prosecco” nel mondo, per effetto del boom dell’export. Il consiglio di amministrazione del consorzio di tutela ha deliberato all’unanimità l’avvio della procedura che, tra la fine del mese di gennaio e l’inizio di febbraio, consentirà all’assemblea ordinaria dei soci di esprimersi in relazione all’utilizzo della riserva vendemmiale pari a circa 400 mila ettolitri su una produzione totale di 3,4 milioni. Si studia, infine, l’innalzamento dei limiti (definiti nel 2011) di uve Glera destinate alla produzione di Prosecco doc così da poter disporre di più vino da mettere in bottiglia. “È un percorso non facile – conclude Zanette – che deve coniugare interessi diversi nella condivisione di un unico obiettivo di lungo termine, capace di garantire sia la filiera produttiva che i consumatori. Un’analisi che, partendo dai numeri dei volumi e del valore, non potrà prescindere dal mantenimento degli elevati standard qualitativi raggiunti e se possibile incrementarli, guardando con particolare attenzione al tema della sostenibilità”.