Dopo il gin, nato con il primo batch nel 2012, nasce il primo whisky frutto della centenaria esperienza di Poli Distillerie. Il Segretario di Stato, che deriva il proprio nome da una dedica a monsignor Parolin, illustre cittadino di Schiavon nominato ai vertici delle gerarchie vaticane, rivela un’anima veneta e contemporanea.
Veneta non solo per la distillazione nel paese ai piedi del Monte Grappa, ma anche per la scelta di compiere l’ultimo affinamento in botti che hanno visto nascere l’Amarone. E dal vino esito di appassimento il whisky firmato Poli deriva una presenza di aromi fruttati che emergono come trama all’elegante single malt che apre nuove traiettorie per l’azienda.
“Uno spirito internazionale con un’anima veneta”. Jacopo Poli sintetizza con queste parole il nuovo distillato nell’ampia offerta dell’azienda di famiglia. “Ci eravamo già messi alla prova con Marconi 46, il primo distilled gin Italiano, una sfida che ci aveva spalancato nuovi orizzonti produttivi – evidenzia Poli -. Abbiamo compreso che grappa, gin e whisky sono frutto di un contesto antropologico differente, ma che tuttavia c’è un aspetto che li accomuna: un alambicco che, nelle mani giuste, stilla gocce di piacere”.
Ecco allora un sogno realizzato. Perché per Poli i viaggi in Scozia negli anni Ottanta sono stati ispirazione per la creazione dei due musei della grappa (a Bassano del Grappa e a Schiavon), ma anche per cogliere una sfida importante con un distillato di alto rango.
Il whisky Segretario di Stato è il primo che esce dalla distilleria della dinastia Poli, che si era messa in gioco con bitter e cognac, brandy e china, ma la sfida con il malto è frutto di una nuova visione. E alcuni alambicchi, utilizzati finora per distillare vino, frutta e botaniche, sono stati parzialmente riadattati per affrontare il malto d’orzo (per il 40% torbato) dalla Francia. Alla base, come per ogni produzione, l’acqua dai versanti carsici del Monte Grappa.
“La parola whisky – scherza Poli – deriva da ‘uisgebeatha’, traduzione in gaelico del latino ‘aqua vitae’, ovvero il nome con cui la grappa era nota agli albori. Quando si dice affinità di spirito! Ci avviciniamo al mondo whisky con umiltà e rispetto per una tradizione secolare, alla ricerca di una nostra precisa identità. E il Segretario di Stato è la prima tappa di un nuovo percorso”.
Il primo lotto, imbottigliato nel dicembre 2021, è stato prodotto in edizione limitata di 1898 esemplari in cofanetto di legno, mentre il secondo lotto esce anche in latta di alluminio.
Poli Distillerie celebra la nuova produzione alla fine di un anno eccezionale. “Il 2021 è andato molto bene – conferma Jacopo Poli – con un fatturato che ha superato i 13 milioni, in crescita a due cifre rispetto al 2020, che per noi aveva visto una perdita contenuta all’8% di ricavi, ma anche rispetto al 2019. È andata così bene da metterci in difficoltà nell’evadere tutte le richieste”.
Se è vero che i risparmi legati ai lockdown sono stati spesso destinati a bottiglie di vino o distillati di qualità, “non posso dire che ci sia stato uno spostamento verso prodotti premium – chiarisce Poli – perché in generale tutti i prodotti sono andati bene, pure su tutti i canali. L’horeca è ripartita mettendo la quinta, le enoteche non hanno quasi mai chiuso, l’online è esploso e l’estero ha continuato a lavorare”.
Un’ottima posizione per dare impulso a un investimento importante come quello sul whisky, che richiede un importante immobilizzo di capitale, “anche se lo abbiamo fatto a prescindere, per passione”, conclude Poli. “Abbiamo riflettuto molto con i fratelli su questo progetto, ma poi siamo partiti e le premesse sono positive, dunque vogliamo continuare”.