Prosegue a gonfie vele il sodalizio tra Pizzium e Crocca. Il primo, con la sua tradizione pizzaiola napoletana, e il secondo, più propenso a sfornare pizze sottili e croccanti, hanno archiviato un brillante 2023. E i numeri lo dimostrano. Lo scorso anno, Pizzium, che ha aperto la sua prima insegna in via Procaccini a Milano l’8 marzo 2017, ha registrato ricavi per 39,5 milioni di euro, equivalente al 38% in più rispetto al dato del 2022. A questi si devono poi aggiungere i ricavi generati da Crocca, risultati pari a 4 milioni di euro, per un totale complessivo di 43,5 milioni di euro (+45%) e un ebitda del 20 per cento.
Ad arricchire le entrate del gruppo hanno influito gli incassi registrati nei 15 nuovi ristoranti aperti lo scorso anno, che hanno portato, addizionando i due brand, a contare in Italia 52 punti di consumo. A questi, nel corso del 2024, se ne aggiungeranno altri 12 nuovi di zecca, di cui 2/3 a marchio Pizzium e il restante 1/3 di Crocca. Di questa dozzina alcuni sono già stati ufficializzati: Pizzium aprirà a Trieste e a seguire ad Alessandria, Rimini e Ferrara, mentre Crocca raddoppierà sul suolo milanese con due opening, rispettivamente in Via California il prossimo 6 aprile e in Via Plinio verso la fine dello stesso mese.
Insomma, si annuncia un’altra stagione vibrante per i due soci del gruppo, Stefano Saturnino e Giovanni Arbellini, proprietari del 60% de capitale societario, mentre la parte restante è stata acquista nel 2021 dal fondo Equinox.
Lo sviluppo di Pizzium e Crocca proseguirà come detto di gran carriera, senza prevedere operazioni particolari a livello finanziario. “Confermiamo l’intenzione di non quotarci in Borsa perché non riteniamo questo passaggio fondamentale, in quanto non ci sono problemi di liquidità”, spiega a Pambianco Wine&Food Stefano Saturnino.
L’imprenditore brianzolo si sofferma (e chiarisce) anche la posizione su una possibile internazionalizzazione delle insegne del gruppo. “Abbiamo accantonato, almeno per il momento, la possibilità di esportare Pizzium e Crocca oltre confine. La ragione di questa scelta è dettata dal fatto che, andare all’estero, vuol dire presentarsi con tutte le carte in tavola, ovvero predisponendo una struttura finanziaria e logistica solida su tutti i fronti. Riteniamo, quindi, che queste operazioni necessitino di un socio forte a livello locale, che può essere o un distributore o un master franchisee, che per il momento non abbiamo ancora individuato. Detto ciò, non escludiamo di riparlarne a fine del 2025, data a partire dalla quale il fondo Equinox, come stabilito dall’accordo, uscirà dal capitale del gruppo, con probabile cambio della compagine sociale”.
Proprio in concomitanza con il compleanno di Pizzium, Panini Durini, di cui Saturnino è stato uno dei fondatori per poi uscire dalla società nel 2017, ha chiuso i battenti. “Non nascondo che ho pensato alla possibilità di acquistare personalmente il marchio, convinto che il format poteva essere salvato e tornare protagonista a Milano e non solo”, spiega Saturnino. “L’operazione però non si è resa possibile perché il fondo Equinox al momento di entrare nel capitale aveva richiesto a noi soci un rapporto di esclusiva. Non credo invece all’ipotesi di inglobare Panini Durini nel nostro attuale gruppo. La politica che abbiamo adottato è chiara: le insegne di cui siamo proprietari non devono creare discontinuità nella loro offerta, ma risultare lineari, che in questo caso significa operare intorno al variegato mondo della pizza”.