L’attenzione dei consumatori verso i prodotti alimentari da filiera italiana è sempre più alta e sta premiando quelle aziende che dichiarano di comprare le materie prime “made in Italy”. Accade anche nella pasta, dove spicca il caso de La Molisana, diventato il quarto player italiano per quantità e cresciuto del 24% in valore nell’ultimo anno fondando la sua strategia proprio sulla pasta 100% da grano italiano. Più in generale, è la tendenza della pasta premium a dominare il mercato, secondo quanto riporta il sito Aziende in Campo di Emanuele Scarci. Lo dimostrano anche le crescite interne di De Cecco, +16% a valore, e di Rummo, +18%, ma anche il brand Voiello, controllato dal leader di mercato Barilla, sta recuperando terreno e sale del 7,8 percento. Nel frattempo, i primi due player in Italia ovvero Barilla e Divella sono in discesa: il primo lascia sul terreno il 7,4% e il secondo il 5,4 percento.
La risposta di Barilla non si è fatta attendere. L’azienda di Parma ha siglato presso il ministero delle Politiche agricole un protocollo triennale a tutela della filiera cerealicola nazionale, che nel 2020 porterà all’utilizzo di 120mila tonnellate in più di grano italiano per la pasta Barilla. E il ministero farà la sua parte con i 40 milioni di euro destinati fino al 2022 al sostegno dei contratti di filiera. “Vogliamo lavorare per valorizzare ancora di più la pasta come simbolo del made in Italy agroalimentare”, ha affermato la ministra Teresa Bellanova, dopo la firma del protocollo assieme al vicepresidente del gruppo alimentare emiliano, Paolo Barilla. “Lo faremo attraverso la diffusione delle pratiche innovative dell’agricoltura di precisione, col sostegno alla ricerca, con un lavoro congiunto sulla sostenibilità del processo produttivo fin dai campi. Credo che questo protocollo ci possa aiutare a scrivere una nuova pagina per il futuro del settore del grano duro in Italia. Da parte nostra ci sarà il massimo impegno a realizzare tutti i punti stabiliti”.
Intanto Ismea ha sottolineato, attraverso il suo direttore generale Raffaele Borriello, la strategicità della filiera del grano duro per la pasta. “Gli investimenti fatti in questi anni hanno favorito un aumento del 20% in dieci anni delle nostre esportazioni. Sul mercato interno va segnalato che i consumi di pasta diminuiscono, mentre le vendite di pasta 100% italiana sono aumentate dell’11%”, ha evidenziato Borriello.
È evidente che, per garantire gli approvvigionamenti necessari per un colosso come Barilla, non basterebbe trasformare in una monocoltura l’intero territorio nazionale, cosa ovviamente improponibile. Senza arrivare a tanto, il gruppo ha annunciato un piano per aumentare gli acquisti di grano italiano nella misura di un 20% trovandolo nella giusta quantità e qualità. “Un risultato straordinario possibile grazie a molti anni di lavoro e di ricerca sulla filiera – ha sostenuto Paolo Barilla – e il protocollo con il ministero rafforza il nostro impegno e quello delle istituzioni a investire sull’agricoltura italiana e sui territori, favorendo lo sviluppo di un grano duro nazionale di qualità e sempre più sostenibile”.
Nella fattispecie, il gruppo Barilla si è impegnato ad aumentare, per la prossima campagna granaria, gli acquisti di grano duro italiano prodotto secondo il Manifesto del Grano Duro Barilla, con un impegno sottoscritto per 120mila tonnellate aggiuntive rispetto al 2019. Allo stesso tempo Barilla si adopera per la sottoscrizione di contratti di filiera annuali o pluriennali per almeno il 70% delle proprie forniture annuali di grano duro italiano nel 2020, garantendo una premialità adeguata rispetto al prezzo di mercato in relazione al raggiungimento di parametri definiti all’interno dei contratti di filiera.