Con 64 milioni di euro e una quota export dell’80%, Tenute Piccini interpreta certamente un ruolo da protagonista nel panorama del vino toscano e in particolare del Chianti. Ora il gruppo presieduto da Mario Piccini rilancia le proprie ambizioni a livello internazionale dopo l’apertura, avvenuta a febbraio ma comunicata soltanto ora, di una filiale a Shanghai per conquistare sempre più spazio in Cina.
“Con l’apertura di Piccini China – afferma Mario Piccini – cerchiamo di consolidare le posizioni in un mercato in forte crescita. Oggi gestiamo una rete importante, composta da 25 agenti distributori, e stiamo investendo per farci conoscere come una realtà di riferimento per i vini rossi di denominazione. Vogliamo competere sulla fascia di prezzo medio/alta perché non avrebbe senso, in presenza di dazio, sfidare sulla fascia più bassa i produttori australiani e cileni, che invece non sono sottoposti a questo gravame”.
Piccini ha lanciato un business plan ambizioso. Si punta entro il 2022 a un giro d’affari compreso tra 84 e 88 milioni per una produzione di 20-22 milioni di bottiglie, e ciò significa che la crescita avverrà soprattutto in termini di valore, attraverso un aumento del prezzo medio e lavorando sempre più sulle Riserve come ad esempio la fortunatissima Chianti Collezione Oro che, afferma Piccini, “rappresenta il Chianti Riserva più diffuso in Italia”. Inoltre, il cambio generazionale in atto sta spingendo il gruppo a fare ricerca per realizzare nuove etichette.
Oggi il gruppo Piccini è composto da quattro realtà in Toscana (Piccini, Valiano, Villa al Cortile in Montalcino e Tenuta Moraia in Maremma), una in Basilicata (Regio Cantina) e una in Sicilia (Torre Mora in Etna). E in futuro potrebbe espandersi in altre regioni. “Le tentazioni ci sono – afferma Mario Piccini – e le zone a cui stiamo guardando sono sicuramente il Veneto per l’Amarone della Valpolicella e la Puglia per il Primitivo di Manduria. Ma siamo anche molto attratti dal Piemonte”. Sorprendentemente, a stuzzicare la curiosità di Piccini non è Barolo o Barbaresco… “Ci piacerebbe entrare nella doc Lessona, caratterizzata da vini molto eleganti a base di uve Nebbiolo. Siamo in fase di scouting e non ci sono, al momento, trattative in corso”.
Sono invece in corso diversi investimenti. Il più consistente riguarda la logistica, con il nuovo centro di distribuzione da 10 milioni di euro che sarà operativo a partire da gennaio. “Installeremo tre linee di imbottigliamento e inizieremo a lavorare sugli stock anziché just in time, ottenendo notevoli progressi a livello di qualità del prodotto”, conclude il presidente.