“Abbiamo sbagliato”. Non è facile, anzi, è praticamente molto raro, ascoltare dalla voce di un produttore e manager un’affermazione di questo tipo. Ma l’onestà intellettuale è una dote che evidentemente non manca a Paolo Ziliani che, insieme ai fratelli Cristina e Arturo, guida una realtà che ha fatto la storia della Franciacorta, la Guido Berlucchi, che proprio quest’anno ha festeggiato i primi 60 anni del debutto del primo Metodo Classico di questo territorio, creato dal papà Franco Ziliani.
L’errore, sottolineato durante un recente incontro con la stampa, non si riferisce però a qualche scelta che riguarda la casa madre di Borgonato, ma Caccia al Piano, proprietà acquisita nel 2003 nel Bolgherese in Toscana e che, nonostante il blasone del territorio e il grande successo internazionale dei vini appartenenti a questa denominazione, è rimasta abbastanza defilata durante tutti questi anni.
“All’inizio non abbiamo probabilmente capito il reale potenziale che avevamo a disposizione – ha continuato Paolo Ziliani – e, quando l’abbiamo fatto, è poi iniziato un lungo e accurato processo di conoscenza e studio del nostro territorio”. Ci è voluto, quindi, del tempo per conoscere meglio soprattutto le peculiarità dei vigneti a disposizione, a partire dal San Biagio, un vero e proprio cru ora al centro del nuovo progetto che sta coinvolgendo tutto il team dell’azienda. Proprio quest’ultimo è stato il primo tassello sul quale la famiglia Ziliani ha investito per rilanciare Caccia al Piano: al fianco di Paolo Ziliani ci sono ora l’agronomo Claudio Santini, l’enologo Ferdinando Dell’Aquila, il responsabile marketing Francesco Lippini e la responsabile dell’accoglienza Caterina Madeo.
Se la cantina – un antico feudo venatorio del 1868 di proprietà della nobile famiglia Della Gherardesca – è stata definitivamente ristrutturata e riqualificata nel 2015, l’azienda ora sta rinnovando la sua linea di prodotti con l’introduzione di nuove etichette. Nel complesso la produzione si attesta intorno a 140.000 bottiglie che vengono vendute quasi integralmente sul mercato italiano.
L’ultimo nato è un Bolgheri Superiore che reca il nome dell’azienda, Caccia al Piano, e ha preso il posto del Levia Gravia, che non verrà più prodotto. Il nuovo vino, appena introdotto sul mercato, si posiziona in cima alla nuova piramide qualitativa interna: è riservato solo al canale horeca ed è prodotto in 15.000 bottiglie. Il 2022 vedrà altri due nuovi debutti: verrà presentato un nuovo vino bianco, un blend di vermentino e sauvignon (7000 bottiglie) e le bollicine diventeranno qualcosa di significativamente importante anche qui a Castagneto Carducci dopo l’edizione zero. “Il CaP Rosé, uno spumante ottenuto da un blend di syrah e merlot è stata prodotto in 800 bottiglie e venduto solo nel comune di Bibbona”, spiega questa volta Francesco Lippini. “Il prossimo anno saranno prodotte invece 7000 bottiglie”.
All’interno di questo nuovo inizio di Caccia al Piano si inserisce anche il cambio di immagine (sempre il volto di una donna che si ispira alle statue e ai dipinti che raffigurano Diana, la dea della caccia) nonché una nuova e più accurata attenzione al tema dell’hospitality. Negli ultimi mesi le visite in cantina sono riprese a pieno regime, con turisti provenienti sia dall’Italia che soprattutto dall’estero, circa il 60% questi ultimi, un dato confortante considerando il perdurare dello stato di emergenza causato dalla pandemia.