Un 2021 sopra le aspettative per Pellegrini che ha chiuso l’anno con crescite in doppia cifra sia sul 2020 sia sul 2019. Il fatturato dell’azienda bergamasca che importa e distribuisce vini (tra cui Jacquesson) e distillati per l’horeca ha infatti sfiorato quota 20 milioni di euro (pari alla vendita di 1,5 milioni di bottiglie), in crescita del 58% sull’anno precedente (archiviato in flessione del 28%) e del 29% sull’ultimo anno pre-Covid.
“Il 2021 è stato sicuramente un anno inaspettato – spiega a Pambianco Wine&Food Pietro Pellegrini, presidente e direttore commerciale di Pellegrini Spa – e che, guardando al settore nella sua interezza e in particolare alla distribuzione, ha messo in evidenza come quest’ultima sia fondamentale per l’ecosistema dei vini di qualità”.
Le previsioni di novembre prospettavano infatti una chiusura a circa 18 milioni, “ma le stime sono state largamente superate”. Un risultato “inaspettato e meritato, e spinto, tra le altre cose, dalle grandi città che, da settembre in poi, hanno iniziato a riprendersi a livello di consumi”. Inoltre, un notevole contributo è stato dato dalle bollicine a catalogo, in particolare gli Champagne, molte delle quali andate esaurite già lo scorso ottobre, e quindi persino prima di quanto accadeva negli anni antecedenti lo scoppio della pandemia.
Per quanto riguarda il 2022, l’inizio dell’anno si pone in linea con il 2020, in cui i mesi di gennaio e febbraio erano stati “eccezionali”. In ogni caso, “è ancora troppo presto per darsi delle risposte per quanto riguarda il 2022. Questo è un anno difficile da immaginare per una serie di motivi, tra cui la mancanza dei prodotti. Se infatti lo scorso anno abbiamo potuto attingere all’invenduto del 2020, quest’anno non sarà così, complici anche le vendemmie scarse”. Per esempio, “per alcuni tipi di Champagne ci sono state delle riduzioni fino al 60%, e questo porta con sé delle criticità per noi che seguiamo esclusivamente progetti agricoli”, cioè di produttori che dispongono di determinate quantità, che vengono quindi assegnate all’importatore in maniera definita e non estendibile.
E a proposito di catalogo, il nuovo anno si apre con nuovi inserimenti. Tra questi, il Collio della famiglia Tercic, che produce vini da oltre un secolo. Le colline di San Floriano del Collio, al confine nordorientale tra Italia e Slovenia, godono dei benefici della bora e dei venti mediterranei di scirocco, più umidi e caldi, e per questo rappresentano una delle microzone più adatte alla viticoltura nel Collio.
Dalla Francia si hanno due novità: lo Champagne di Jean Velut, il cui momento chiave per le cuvée è l’assemblage, un esercizio di equilibrio e stile che porta i vini a esprimersi pienamente solo dopo il lungo tempo necessario agli affinamenti in bottiglia. Partendo dalla cuvée base, Première Temps, sono infatti necessari almeno 30 mesi di attesa, il doppio del minimo previsto dal disciplinare dello Champagne. Si aggiunge poi lo Chablis di Domaine Gueguen, azienda con 36 ettari vitati di proprietà di Céline e Frédéric Gueguen.
Dal Sudafrica arrivano invece i vini dell’azienda Mooiplaas Wine Estate, una riserva naturale privata con oltre 100 ettari di vigneti coltivati con metodi tradizionali e tecniche artigianali dai fratelli Roos; e quelli di Rhebokskloof, wine estate situata nella storica Paarl Valley a est di Cape Town.