Con 3 milioni di confezioni vendute, Pastiglie Leone ha fatturato lo scorso anno 9,2 milioni di euro, di cui 1,3 milioni all’estero, e punta a superare la soglia dei dieci milioni. Franco Ferrarini, presidente e amministratore della società, ama ripetere: “L’Italia non era ancora unita, ma le Pastiglie Leone c’erano già!”. Infatti la storia dell’azienda ha inizio prima dell’Unità d’Italia, nel 1857, quando Luigi Leone aprì una confetteria ad Alba e cominciò a produrre pastiglie di zucchero che ebbero un tale successo da far trasferire il laboratorio a Torino, per poter servire la Real Casa.
Oggi la produzione si è diversificata, con oltre 300 referenze a catalogo, e l’azienda produce pastiglie e caramelle in 42 gusti (con una forte attenzione al comparto senza zucchero), prodotti zuccherini (iconiche le drops violetta e goccioline di rosolio), gelatine di frutta, gommose con solo gomma arabica 100% vegetali e cioccolato. Le best seller sono le pastiglie Miste Dissetanti (ovvero il mix di gusti frutta), a seguire la violetta, la cannella e per i millenials il gusto spritz. E da quest’anno sono due le nuove pastiglie lanciate sul mercato: per i tradizionalisti l’Amarena Fabbri e per gli innovatori il Mojito.
Con 73 dipendenti e un negozio aziendale a Collegno (Torino), sede produttiva e amministrativa, i maggiori clienti di Pastiglie Leone sono il dettaglio dolciario specializzato, gelaterie, tabaccherie, farmacie, erboristerie e online tramite e-commerce al sito shop.pastiglieleone.com; per l’estero i principali Paesi di destinazione sono la Germania in Europa e gli Usa nel mondo, esportando però a macchia di leopardo in quasi tutto il globo.
“Come per ogni società, il principale obiettivo della Pastiglie Leone è un sano sviluppo, basato sull’allargamento della distribuzione in Italia e su un progressivo presidio dei principali mercati esteri. Gli strumenti per cogliere l’obiettivo sono assicurati dagli investimenti che gli azionisti hanno stanziato per il prossimo triennio e che saranno impiegati nel potenziamento del settore produttivo (impianti e prodotti) e in un vasto programma di comunicazione per il sostegno del brand” conclude Ferrarini.
Camilla Rocca