Il comparto dei salumi sta attraversando un momento di tensione, innescato dai rincari delle materie prime per effetto della cosiddetta peste suina. In questa situazione, i risultati di due tipicità emiliane, e in particolare parmensi, evidenziano un andamento incerto: si tratta della Coppa di Parma igp e del Salame Felino igp.
La sommatoria del giro d’affari al consumo della Coppa di Parma igp è scesa del 7,7% lo scorso anno, attestandosi a 60 milioni di euro. Il prodotto a indicazione geografica protetta viene realizzato da 21 aziende e garantisce lavoro a 500 occupati. Il volume delle produzioni etichettate è sceso dello 0,8%, per un totale di 1,79 milioni di kg. Sale dal 18% al 20% l’incidenza dell’export, con Francia, Germania e Regno Unito a guidare la classifica per destinazioni. “Confidiamo di poter chiudere il 2020 con risultati a valore assoluto in linea con quelli del 2019”, ha affermato il presidente del consorzio, Fabrizio Aschieri. All’incertezza sull’andamento dei consumi interni, si contrappone la speranza di crescere ulteriormente all’estero.
Stabili invece i conti del Salame Felino, che lo scorso anno ha realizzato un fatturato complessivo al consumo di 75 milioni di euro, in linea con il 2018. Crescono le produzioni etichettate, a fronte di una leggera riduzione dei kg di carne scelta lavorata. L’export si conferma in buona salute, con un’incidenza del 20% sul fatturato del comparto, che raggruppa 14 aziende, per oltre 500 occupati considerando anche l’indotto. “Il 2019 – afferma il presidente del consorzio, Umberto Boschi – è stato un anno in linea con le attese: lo possiamo considerare positivo, tenendo conto delle tensioni fatte registrare dal mercato delle carni, con un rincaro importante delle materie prime, legato principalmente all’aumento della domanda di carne suina in Cina. Il 2020 è iniziato in modo positivo: è però ancora prematuro fare previsioni attendibili, alla luce di una variabile come l’emergenza Coronavirus, che potrebbe avere riflessi sul mercato”.