I giovani consumatori cinesi sono innamorati del whisky e arrivano a spendere cifre elevate. La nuova tendenza? L’investimento in botti a cifre contenute nella speranza, svariati anni dopo, di un elevato ritorno economico.
Il whisky negli ultimi dieci anni ha evidenziato un incremento del valore del 373% confermando la sua leadership per rendimento tra i Top Luxury Investment Index elaborati dalla società di consulenza Knight Frank (Kflii). Negli ultimi tre anni la performance ha rallentato la corsa e nel 2022 è stato registrato il risultato più debole con una crescita di appena il 3 per cento. Tra le ragioni di questo calo anche la composizione dell’indice Knight Frank Whisky che prende in considerazione solo una parte del mercato, ovvero le 100 bottiglie più rare e costose valutate oltre cinquemila sterline che, in seguito al rialzo dei prezzi, hanno favorito un aumento delle vendite da parte degli speculatori. “Dinamica che – come ha affermato il guru dell’indice Andy Simpson – alla fine non è stata più sostenibile e si è riflessa nel calo della performance”.
Ma niente paura, a sostenere la crescita futura dei prezzi del distillato ci pensano le nuove generazioni in Cina, e in generale il mercato asiatico, e altre dinamiche di investimento.
Millennial e Gen Z trainano la domanda in Cina
La popolarità del whisky in Cina è in piena espansione nonostante rappresenti solo l’1% del mercato degli alcolici. Attualmente, infatti, il liquore più popolare nel Paese è il baijiu. Questo però, nonostante la grande diffusione, si trova ad affrontare enormi sfide per entrare in contatto con i giovani consumatori cinesi. Nel 2021, l’età media dei bevitori di baijiu era 45 anni e i millennial rappresentavano solo il 20% secondo i dati di Tencent Marketing Insight, piattaforma di marketing di big data leader in Cina. Il 47% circa dei consumatori di whisky è invece costituito da giovani appartenenti alla Generazione Z, il 40% dei quali è disposto a spendere fino a 145 dollari per una bottiglia. I gusti dei ricchi Millennials e della Generazione Z differiscono notevolmente da quelli delle generazioni più anziane, con un’attenzione particolare ai prodotti che riflettono la loro cultura contemporanea. E infatti il whisky sta diventando sempre di più il protagonista dei grandi eventi a cui partecipano i giovani mentre il baijiu è più adatto a cerimonie tradizionali.
Guardando i numeri, a fine 2022 il fatturato del mercato del whisky ha raggiunto 1,11 miliardi di dollari (circa un miliardo di euro), generato per la maggior parte (0,97 miliardi di dollari) dal consumo domestico, e le proiezioni indicano una crescita annua del 2,10% (Cagr 2023-2027). Le ragioni del successo del whisky in Cina che faranno da spinta all’incremento futuro vanno ricercate in una classe media in rapido sviluppo che ha risorse da destinare all’acquisto di beni di lusso insieme al desiderio di scoprire nuovi prodotti con provenienza e passato autentici.
Lato produzione, la Cina è ancora agli inizi, ma i primi segnali – data l’intensità degli investimenti da parte di multinazionali e operatori locali – indicano che l’industria acquisirà rapidamente dimensioni considerevoli. Le due maggiori aziende internazionali di bevande, Diageo e Pernod Ricard, hanno investito complessivamente oltre 200 milioni di dollari nella produzione di whisky di malto nel Paese ed è innegabile che la Cina possa entrare a far parte dell’élite mondiale dei produttori di whisky.
L’investimento in botti
Sul fronte della produzione del distillato, una tendenza che sta attirando le nuove generazioni, sempre più spesso promossa su Instagram o altri social, è l’acquisto di botti di whisky che promettono rendimenti da capogiro attraverso una vera e propria alchimia che trasforma acqua, orzo e lievito in oro scintillante. L’idea è semplice: il barile viene tenuto in deposito per decenni finché il suo interno non matura in qualcosa che avrà un valore superiore a quello iniziale e che, a quel punto, sarà pronto per essere imbottigliato. Cresciuto in popolarità come investimento alternativo è, a prima vista, una proposta allettante ma non è immune da insidie e problematiche e soprattutto non è una prospettiva di investimento a breve termine. Le botti di whisky, infatti, rappresentano un investimentoa di lungo periodo in quanto i barili vanno conservati per almeno 10 anni (l’ideale sarebbe tra i 10 e i 20 anni). Un distillatore può scegliere l’acqua, l’orzo, il lievito e le botti in cui invecchiare il whisky (quelle di sherry in passato miglioravano notevolmente il sapore del prodotto) ma il tempo non si può calcolare. Per esempio, tutti i whisky scozzesi devono, per legge, essere invecchiati per un minimo di tre anni, ma i whisky più pregiati possono impiegare decenni per maturare. L’offerta di barili di diverse dimensioni presenta un range di prezzo compreso tra 2.500 e cinquemila sterline (circa tremila e 5.831 euro) ma solo pochi raggiungono il successo come quello segnato dalla distilleria Islay Ardbeg che, lo scorso anno, ha venduto una partita di due botti per 16 milioni di sterline. Nello specifico, le due botti sono state riempite lo stesso giorno del 1975 e, dopo 38 anni, sono state riunite in un’unica botte raggiungendo insieme un invecchiamento della durata di 46 anni. Il contenuto fornirà ora al nuovo proprietario – un cliente asiatico – 88 bottiglie di whisky all’anno – invecchiate da 46 a 50 anni – per i prossimi cinque anni. Un altro prezzo record, ma questa volta in asta, è stato registrato da una botte di Macallan del 1988 venduta nell’aprile dello scorso anno per 1 milione di sterline dopo essere stata acquistata 34 anni fa per sole 5mila sterline.
Quali attese per il futuro? Per gli esperti il 2023 sarà un altro anno di crescita e di opportunità per il mercato degli investimenti in botti di whisky. La crescente domanda di whisky rari ed esclusivi, l’aumento della tecnologia e la solida performance di specifiche regioni del whisky dovrebbero far progredire il mercato anche se non è escluso un eventuale rallentamento della crescita dovuto all’attuale incertezza economica e all’aumento delle normative e delle imposte.